martedì 24 febbraio 2009

Sono stata straniera anch'io


Sono stata straniera anch'io. Mi sono ritrovata catapultata in un posto strano dove nessuno, tranne la mia famiglia, parlava la mia lingua. Ho frequentato le classi dedicate agli stranieri per imparare velocemente la lingua e favorire l'inserimento scolastico.
Classi dedicate. Non separate. Corsi paralleli e aggiuntivi, poi si tornava a scuola a cercare di mettere in pratica ciò che si era imparato. Ho provato la frustrazione di non riuscire a esprimere bene ciò che pensavo, di non riuscire a litigare efficacemente. Ho finito per parlare con mio fratello in una lingua e con mia madre in un'altra. Mi sono sentita chiamare "spaghetti", "maccheroni" e "pizzapasta". Qualche compagno di scuola accennava "Just one cornetto" quando passavo. Le mie compagne mi insegnavano a fare la ruota e la verticale, si facevano insegnare l'italiano e facevamo le torte di fango nell'immenso parco della scuola.
Il preside della scuola somigliava in maniera impressionante a Walter Matthau, e suonava il pianoforte durante le assemblee. Vendevo assaggi di frittata di maccheroni nell'intervallo del pranzo. Mi sono innamorata delle biblioteche, della scienza, dei crumpets e dei narcisi. Ho mangiato i ravioli in scatola della mensa della scuola. No, agli spaghetti on toast non mi sono mai arresa.
Ho provato cosa significa essere un'etichetta, un archetipo, una categoria, non una persona. Tutto ciò che facevo, lo facevo perchè italiana, non perchè Elisabetta non era una gran cima in ginnastica, non lo è mai stata e mai lo sarà. Mi sa che per colpa mia qualche inglese è convinto che gli italiani non sappiano saltare gli ostacoli. Però ho imparato ad andare in bicicletta, e ho conosciuto il variegato mondo dell'"Art&Crafts".
Nell'ora di inglese, a scuola, si leggeva "The Hobbit" o "TheLion, the Witch and the Wardrobe"; e mi sono sempre detta che in materia di letteratura per ragazzi gli inglesi son più fortunati. Ho scoperto quanto possa essere rilassante un posto dove tutti, più o meno, seguono le regole, e dentro quelle regole puoi essere ciò che vuoi. Anche andare in giro con i capelli blu, se ti va. Anche perchè appena esci dalle regole, c'è sempre un bobby pronto a riprenderti con un "Young Lady!!" che mi intimoriva ma mi faceva sentire grande.
Per me Barbie era Cindy e in cucina aveva la kettle per fare il the alle amiche. Scrivevo lunghe lettere alle amiche in Italia e aspettavo impaziente la risposta, come aspettavo ogni settimana l'arrivo del "Corriere del Piccoli". Almeno restavo aggiornata sulle avventure della Stella della Senna :)
Quando invitavamo qualche compagno di classe a casa, noi bambini si cenava alle 18.00 e la pasta era un contorno. E questa cosa di cenare separati da mamma e papà non mi convinceva per niente. Quando i miei genitori organizzavano una cena tra colleghi, a tavola c'erano cinesi, brasiliani, argentini, polacchi, salvadoreni. E italiani, sì, i famosi cervelli in fuga. Inglesi pochini, e di solito avevano un partner straniero.
La nostra baby-sitter era la figlia dei vicini, una bellissima ragazza indiana che si guadagnava i soldi per il college sorvegliando quelle due piccole pesti italiane. Ho scoperto quanto poco contino le differenze, se le persone hanno la voglia (e la cultura) di incontrarsi. Ammiravo il giardino perfetto della vicina inglese, ma preferivo il nostro, nel quale erano cresciuti tre girasoli su cui gli scoiattoli si arrampicavano per staccare i semi, e poi si appendevano a testa in giù a mangiarli.
Abbiamo scoperto un'affinità elettiva con J., una dolcissima signora cinese che aveva sposato un dolcissimo signore inglese. Mentre lui falciava il prato, lei cucinava con le bacchette. Sarei stata ore a guardarla. E sapeva anche far passare il mal di testa con un massaggio. Instintivamente, mi sono sempre sentita molto più a mio agio con J. o con la vicina indiana o con l'amica salvadorena che con le mie compagne inglesi che mangiavano le patatine a letto prima di addormentarsi. Ovvio, direte voi, eravate tutti stranieri. Sì, ma c'era anche qualcosa di più profondo, viscerale. Qualcosa che aveva a che fare con il senso della famiglia, il piacere di ritrovarsi a tavola insieme, il modo di affrontare la preparazione dei cibi.
Il sabato si andava in centro, magari per visitare il museo della scienza, o per andare a fare la spesa dal salumiere italiano che aveva il negozio nel quartiere di SOHO (cosa che scatenava l'ilarità dei miei compagni di classe, e chi conosce il quartiere immagina perchè). E si mangiava fuori, qualche volta al Pub, ma non era semplice trovarne uno che facesse entrare anche bambini. Più spesso si finiva al ristorante cinese, e di solito da Chuen Cheng Ku. Rigorosamente ad ora di pranzo, perchè solo a ora di pranzo ci sono i dim sum. Che poi, vabbè, il fatto che l'ora di pranzo dei cinesi finisca alle 6 del pomeriggio, mentre i Pub chiudono la cucina alle 3, è solo un altro elemento dell'affinità elettiva.

Esistono centinaia di tipi di Dim Sum, ho provato a farne un paio. La seconda ricetta è dedicata al mio little brother, that was there with me, that was always there for me.



POTSTICKERS
(...che letteralmente sarebbero gli... Azzeccapadella?)

Per la pasta:
2 tazze di farina (240 gr)
1/2 cucchiaino di sale
1 uovo
1/4 tz acqua (80 gr)

Per il ripieno e la salsa:
Ho usato gli stessi degli involtimi primavera che trovate qui. In realtà... sbizzarritevi.

Sbattere l'uovo, l'acqua e il sale e impastare lentamente con la farina setacciata in modo da ottenere una pasta liscia. La misura della farina è in tazze, e ho trovato conversioni discordanti per cui occorre regolarsi in modo da ottenere un impasto nè secco nè appiccicoso. Lasciare riposare un'ora.
Staccare una pallina di impasto grande quanto una pallina da ping-pong e stenderla con il matterello cercando di ottenere una forma più tonda possibile, dello spesso di 2-3 mm massimo. Oppure, per quelle che come me devono ancora padroneggiare la sacra arte mattarella (Cibou, sto facendo pratica, visto?) stendere una sfoglia un po' più grande e ritagliare un cerchio con una ciotolina. Deve risultare un cerchio di circa 15 cm di diametro.
Sistemare una cucchiaiata di ripieno al centro e bagnare leggermente la pasta intorno al ripieno, vicino ai bordi. Sollevare due lati opposti della sfoglia e farli aderire al centro. Si otterà una specie di cannolo. Ahem, con le mani piene di farina è complicato fare le foto, e a parole è complicatissimo da spiegare, per cui vi rimando a questo sito che è molto esplicativo anche se è in inglese: tenete solo presente che bisogna fare le piegoline sempre verso il centro, da un lato e dall'altro. Tenere i fagottini preparati sotto un tovagliolo o della pellicola per non farli asciugare. Per cuocere i fagottini occorre una padella o una pentola dal fondo spesso e antiaderente, dotata di coperchio che chiuda bene. Scaldare la padella, ungendo il fondo con un cucchiaio di olio, su fuoco vivace. Quando è calda adagiare i fagottini, in modo che non si tocchino fra loro, e far cuocere per 1 minuto finchè il fondo è marrone chiaro. Versare 1/4 di tazza di acqua (circa 80 gr) nella padella, e coprire immediatamente con il coperchio. Abbassare un poco la fiamma e fare andare a "vapore" per 3 minuti. Aprire il coperchio e lasciare asciugare il liquido rimasto.
Aprire un fagottino per vedere se il ripieno si è cotto. In realtà io ho dovuto ripetere un'altra volta la cottura a "vapore". Io ne avevo preparati pochi per cui me la sono cavata così: se ne fate tanti, a questo punto, togliete la padella da fuoco, levate i fagottini cotti dalla padella, pulire la padella con della carta da cucina e ripetere l'operazione fino a esaurimento scorte.


Alcune note:
- Questa pasta può essere tranquillamente usate per preparare gli involtini primavera al forno, se la preferite :)
- Ripieno e pasta non coincidono MAI, credo sia una legge della fisica. Avanzerà o l'uno o l'altro. La pasta si può tranquillamente congelare, anzi, congelatela già stesa, arrotolata nella carta forno, e mettetela a scongelare in frigo. NON nel microonde (me lo potete ripetere, sì... pane e volpe la mattina!!).


CHAR SIU BAO
...for my little brother...


Liberamente tratta da qui e qui.

Per l'impasto (per 24 panini)
1 busta di lievito di birra disidratato o 1 panetto di lievito di birra fresco
1 tazza di acqua tiepida (240 ml)
4 e 1/2 tazze di farina (540 gr)
1/4 tazza di zucchero (50 gr)
2 cucchiai d'olio
1/2 tazza di acqua bollente (120 ml)
2 cucchiai di olio di semi di sesamo (o olio di oliva...)

Per il ripieno
300 gr macinato di maiale (doveva essere carne di maiale tagliata a cubetti, vabbe')
1 testa di insalata belga
1 carota
1 cipolla
1 cucchiaio di salsa di soia
2 cucchiai di salsa agrodolce degli involtini primavera

Tritare insalata belga, carota e cipolla. Mescolare alla carne. Aggiungere le salse e mettere in frigo a marinare. Nel frattempo preparare l'impasto.
Se si usa il lievito disidratato da riattivare, scioglierlo nell'acqua tiepida e aggiungere due cucchiaini di zucchero. Lasciare riposare coperto per 10 minuti, fino a che compare la schiuma (consultare in ogni caso le istruzioni sulla confezione). Se invece si usa il lievito di birra fresco o quello disidratato ma istantaneo (tipo Mastro Fornaio, giusto per non fare nomi...) questo passaggio si può saltare.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida (o recuperare la miscela di prima...) e aggiungere 1 tazza (120 gr) di farina, mescolando bene. Coprire con un panno e lasciare lievitare 1 ora, finchè non appaiono delle bolle.

Sciogliere zucchero e olio in 1/2 tazza di acqua bollente (sciogliere l'olio nell'acqua??? vabbè, diciamo che ha detto emulsionare :P), e lasciare raffreddare fino a che diventi tiepida. Aggiungere alla pasta lievitata e poi aggiungere la restante farina. Adagiare la pasta in una grande ciotola leggermente unta d'olio, coprire con un telo umido e lasciare lievitare in un luogo tiepido per 2 ore.

Tirare fuori la carne. Scaldare un cucchio d'olio in una padella larga e saltare la carne e le verdure finchè il composto è ben cotto e asciutto. Lasciare raffreddare.

Passato il periodo di lievitazione, riprendere l'impasto, impastare per 1 minuto, e ricavare infine un "salame" di pasta di 5 cm di diametro. Tagliare delle fette spesse 2,5 cm. Appiattire le fettine con le mani, in modo da ottenere delle "pizzette" di circa 8 cm di diametro. Se si vuole, si può usare il mattarello, ma questo ridurrà la capacità di lievitare dell'impasto.
Mettere 2 cucchiai di ripieno al centro di ogni pizzetta, bagnare i bordi e piegarli tutt'intorno in modo da chiudere la pasta intorno al ripieno. Raccogliere le pieghe al centro e chiudere bene, torcendole.
Mettere i panini nel cestello per il vapore e farli lievitare un'altra ora, ovvero finchè la pasta è abbastanza elastica da tornare in forma se la punzecchiate con il dito. Cuocere a vapore per 10 minuti.
Io li ho cotti 10 minuti al primo anello nella pentola a pressione (e che mi perdevo quest'occasione, ora che ho scoperto la funzione vapore??).

Se qualcuno è andato a sbirciare la foto della ricetta originale, non troverà, ahimè, molte somiglianze :( Dopo averli messi a cuocere ho scoperto di aver saltato un passaggio, ovvero l'ultima lievitatura, sostituendolo con una lievitatura più breve di un'altra ricetta. Troppe ricette aperte contemporaneamente o_O
Vabbè, sono venuti discreti, posso solo dire al fratellino che mi esercito epr quando mi verrà a trovare :D

Appello: perchè nessun ristorante cinese in italia li propone? Perchè i menù dei ristoranti cinesi in Italia sembrano tutti uguali??

mercoledì 18 febbraio 2009

Herr Pepperon



Non ricordo esattamente quando è partita, in casa nostra, la fissa per i peperoni al vapore. Fatto sta che da quando avevo letto dei peperoni autospellanti di Ciboulette la ricetta mi ronzava in testa e non vedevo l'ora di provarla. Complice un bel cestino per la cottura al vapore nel microonde che sono finalmente riuscita a trovare, ho tentato l'esperimento.
Il fenomeno di spellamento non mi si è verificato, però ho ottenuto, in poco tempo e con poco dispendio di energie, dei peperoni gustosi, morbidi e sodi che... sapevano di peperone!! Insomma, avete capito, in cui il sapore non veniva coperto nè dall'olio, nè da altri condimenti (certo sono venuti meglio quando ho finalmente imparato a scaldare prima l'acqua del cestino, e sì, sì, potete dirlo in coro: "Pane e volpe la mattina!!").
In casa sono piaciuti parecchio, e in questo periodo di pseudodieta ogni pietanza un po' più leggera è assai gradita. Così, adesso, i peperoni al vapore nel microonde li faccio spesso, ma ogni volta che tiro fuori il cestino, sento un sordo rancore alemanno che filtra dai miei mobili.
Eh già, perchè anche la sturmzuppen, ossia la mia teutonica pentola a pressione, avrebbe il cestello per cuocere al vapore, però non mi ci ero mai cimentata per svariate ragioni. Nel microonde i peperoni li vedo, lo capisco se son cotti o no. Le istruzioni della WMF sono veramente scarsine al riguardo e tremavo al pensiero di splendidi peperoni spappolati dall'ovecooking.
Ieri sera ho deciso di scatenare lo spirito del metodo sperimentale e di mettere alla prova la tedesca. Che un gran pregio ce l'ha, è silenziosa, così mi sono potuta sentire la Gialappa in santa pace, mentre lei si prendeva cura dei peperoni!


PEPERONI AL VAPORE IN PENTOLA A PRESSIONE
4 peperoni

Sistemare il supporto per il cestello a cottura al vapore nella pentola e coprirlo d'acqua. Mettere sul fuoco e portare a bollore. Nel frattempo pulire i peperoni eliminando semi e tagliandoli in pezzi non troppo piccoli. Sistemare i peperoni nel cestello. Appena l'acqua bolle, sistemare il cestello nella pentola, chiudere e attendere che il pistoncino si posizioni sul primo anello. Abbassare la fiamma. Cuocere per 5 minuti. Spegnere e lasciare raffreddare. Condire a piacere, ad esempio con olio, aglio e prezzemolo...

...ma anche al naturale sul pane, quando non ha niente per pranzo, non erano affatto male ;)
Forse sono risultati un po' troppo cotti. Ho lasciato che la pentola si raffredasse da sola e ci ha messo la sua solita mezz'oretta che forse è troppo, magari la prossima volta la ficco sotto l'acqua.

domenica 8 febbraio 2009

La strana coppia



Ci ho pensato e ripensato, ma la vera e propria prima cenetta per lui non me la ricordo. E neanche lui, se è per questo, segno che non doveva essere affatto memorabile. Però abbiamo scoperto presto la comune passione per i fornelli. Si studiava assieme, allora, e spesso si passavano intere giornate assieme tentando di decifrare le astruserie di Teoria dei Sistemi e consimili: in giornate come quelle, la preparazione di un pranzetto sfizioso era un piacevole e utile diversivo.
E diciamo che io ho messo subito a dura prova l'aspirante dolce metà, perchè spesso e volentieri mi lanciavo in sperimentazioni ardite e mi permettevo digressioni internazionali che avrebbero fatto scappare qualuque tradizionalista convinto. Come quando decidevo "Oggi si mangia cinese". Ovviamente senza passare al ristorante cinese. Ovviamente con ricette personalizzate. Se siamo ancora qui, è segno che eravamo fatti l'una per l'altro ;)


INVOLTINI PRIMAVERA AL FORNO

Per la Pasta:
2 tazze di farina
Acqua quanto basta
Sale

Per il ripieno:
2 Carote
1/4 di cavolo cappuccio
1 cipolla media
1 cm di radice di zenzero fresca o 1/2 cucchiaino di zenzero secco macinato
(ma consiglio caldamente quello fresco!!)
1 spicchio d'aglio
1 gambo di sedano
30 gr di funghi secchi
1/2 peperoncino piccante, tritato
1 lattina di germogli di soia (avevo solo quella... se li riuscite a trovare freschi anche meglio!)
1 cucchiaio di salsa di soia
1 cucchiaio di farina di mais
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
paprika secondo gusto
2 cucchiai di erbe aromatiche a piacere (basilico, coriandolo se ne avete il coraggio, prezzemolo)

Per la salsa:
1/2 tazza di aceto
1/2 tazza di zucchero di canna
1/2 tazza di passata di pomodoro
1 cucchiaio di salsa di soia
paprika

Come prima cosa, preparare la salsa, anche il giorno prima, anzi, meglio. Far bollire aceto e zucchero finchè quest'ultimo sia completamente sciolto. Aggiungere gli altri ingredienti e cuocere mescolando per 15 minuti, in modo da far addensare la salsa. Far raffreddare.

Mettere i funghi in ammollo. Stemperare la farina con l'acqua in modo da ottenere un impasto denso ma scorrevole, più o meno la consistenza della panna liquida. Se è troppo liquido rischia di rompersi in cottura. Lasciare riposare un'ora e nel frattempo preparare il ripieno.
Grattuggiare le carote a julienne tenendole in acqua in modo che non anneriscano. Tagliare a striscioline il cavolo (se lo tagliate perpendicolarmente al torsolo questa operazione è più semplice). Tritare la cipolla, l'aglio, il sedano e lo zenzero se è fresco.
Tritare le erbe aromatiche. Mettere in una ciotolina la farina di mais, il concentrato di pomodoro, la salsa di soia e un pizzico di paprika e stemperare con un po' d'acqua, in modo da ottenere una specie di salsetta, cui si aggiungeranno le erbette. Aprire il barattolino di germogli di soia e scolarli, onde evitare di ricordarvi di farlo quando tutto il resto sta bruciando :) Oppure sciacquare i germigli freschi. Scolare i funghi e tagliarli a pezzetti.
Scaldare un paio di cucchiai di olio una padella larga (ottimo un saltapasta o meglio ancora la classica wok) su fiamma media, aggiungere cipolla, aglio e zenzero cuocere mescolando per 1 minuto. Aggiungere sedano, funghi, peperoncino e cavolo e cuocere, sempre mescolando, per 3 minuti. Infine aggiungere le carote e i germogli. Mescolare, incoperchiare e cuocere per un altro minuto. Aggiugere la salsetta preparata in precedenza e portare a bollore, mescolando finchè non si addensa. Spegnere e lasciare raffreddare.
Ungere una larga padella antiaderente (io uso un pennellino in silicone che trovo comodissimo) e scaldare a fuoco basso. Quando la padella è ben calda, versare un mestolino di pastella distribuendolo nella padella, in modo da formare una pellicola abbastanza sottile. Cuocerla finchè si addensa abbastanza da girarla senza romperla e cuocerla dall'altro lato per un minuto o due. Procedere così fino all'esaurimento della pastella, ungendo spesso la padella.
Ungere leggermente una pirofila piuttosto grande. Prendere una delle sfoglie preparate e stenderla bene su un tagliere. Prendere 2-3 cucchiai di ripieno e fornare con esso un "salsicciotto" sulla sfoglia, lungo il bordo inferiore. Ripiegare il bordo inferiore, poi i lati e poi arrotolare (vedi foto).
Sistemare gli involtini nella pirofila, distanziandoli un po' fra loro.
Preriscaldare il forno a 200°C. Spennellare leggermente di olio gli involtini e infornare per 15-20 minuti, finchè siano ben coloriti.

Serviti appena fatti sono senz'altro migliori, ma si mantengono bene anche scaldati nel microonde (poco tempo e a potenza alta).

Con questa ricetta, in onore al marito coraggioso, partecipo alla raccolta di Elga

P.S. Vi dovesse avanzare il ripieno, fatelo finire in una zuppa orientaleggiante, oppure fatevi un giro da queste parti tra un po'...

venerdì 6 febbraio 2009

E' quella della Lola!!!

Spero che la signora incontrastata delle terre d'Abruzzo non se la prenda a male se quando penso al suo capoluogo di regione non penso subito alle ferratelle e all'agnello "cace e ove" ma mi viene in mente la pizza... ma d'altronde da una che associa Napoli alle maddalene e Londra ai Dim Sum cosa pretendete?
Non sono una fan sfegatata della pizza, in particolare di quella napoletana, da una parte perchè trovarla fatta veramente bene è piuttosto complicato (vero Laura? ;) ma anche perchè di solito mi piace variare i sapori e quindi non mi dà una grande soddisfazione una intera pizza ad un solo gusto!
In caso di pranzi veloci, però, o di improvvisi attacchi di fame, piuttosto che un panino o un dolcetto, un quadratino di pizza alla romana mi fa sempre gola e mi ricorda i ciaccini che divoravo all'uscita di scuola al liceo ;).
Però, insomma, sempre uno snack rimaneva, uno sfizio che se capitavi male e incocciavi in qualche residuo fossile di pizza, be' erano nottate agitate. Finchè non abbiamo scoperto Lola.
Ma chi è Lola? Lola è una intraprendete signora pugliese trasferita all'Aquila per amore che a un certo punto ha deciso che ne aveva abbastanza di lavorare per un commercialista e che era ora di fare cose più serie e più utili al progresso morale e materiale dell'umanità. E quindi ha aperto una pizzeria. Ma, permettetemi, la pizza di Lola è speciale, mangiare la pizza di Lola è un'esperienza. Stavo per dire mistica e forse ci stava bene.
Cominciamo dai gusti. Voi entrate dalla Lola e vi mettete in ascolto. Perchè i gusti e i condimenti variano ogni giorno e non sono i soliti, riconoscibili, wurstel, pomodorini, funghi, zucchine... Quanto si entra dalla Lola c'è qualcuno che vi illustra le pizze: così potrete trovare la pizza Speck, Funghi e Stracchino allo Zafferano, quella Gorgonzola dolce e Piquillo, o anche Broccoletti e Guanciale, alla Carbonara, Zucca, Alici e Cipolla, Patate e Lardo di Suino nero, etc. etc. (e sì, ci trovate anche la focaccia pugliese!!).
Quando avete deciso a cosa rinunciare, perchè la voglia di provare tutto vi assale subito, decidete bene l'ordine, orchestrando i sapori più delicati e più decisi, e poi mangiate. E poi fermatevi se siete capaci.
Perchè, oltre agli ingredienti scelti e alle combinazioni originali, l'impasto della Lola è talmente buono che potrebbe metterci sopra qualunque cosa!! Non so come ci riesce, ma la Lola fa un impasto talmente leggero e digeribile che, ahimè, sperimentato, puoi mangiarne a chili senza risentirne... E poi ci torni la sera dopo per vedere che gusti ha fatto...
Insomma, forse avrete intuito che dalla Lola ci eravamo spesso, noi poveri lavoratori trasfertisti, e sappiate che con la pizza della Lola abbiamo vinto i mondiali (che ti vuoi anche mettere a cucinare quando c'è la partita??). E no, non vi sto per dare la ricetta di una pizza. Ma dell'olio piccante della casa, che abbiamo aperto l'altro giorno, dopo tre anni di decantazione. Ricetta di Lolo, il marito assaggiatore della Lola ;)



IL LOL'OLIO PICCANTE

Ingredienti
1 peperone rosso
5 peperoncini piccanti freschi (o più...)
Olio EVO di buona qualità
Aceto
1 barattolo di vetro con tappo per sotto vuoto

Scegliere bene peperone e peperoncini che devono essere sodi e senza macchie. Pulire peperone e peperoncini con un panno umido, e lasciarli una notte a temperatura ambiente (tipo su un canovaccio sul bancone della cucina). In questo modo al mattino si vede se ci sono punti troppo maturi o marci.
Sterilizzare il barattolo: avvolgerlo in un telo da cucina, metterlo in una pentola che lo contenga tutto, insieme al coperchio, coprire di acqua fredda e portare ad ebollizione. Far bollire per 10 minuti e lasciare raffreddare il tutto nella pentola.
Dovendo fare una conserva casalinga, le precauzioni non sono mai troppe, per cui vi rimando a questo sito per maggiori informazioni sulla sterilizzazione.
Lavare le verdure in acqua e aceto. Sciacquate e asciugate bene. Eliminare i semi del peperone e tagliarlo a striscioline (per non impazzire, guardatevi questi consigli qui), tagliare via il picciolo ai peperoncini e tagliarli a pezzi, conservando i semini che sono quelli che danno il piccante.
Porre tutte le verdure nel barattolo e riempirlo di olio. Chiudere bene il tappo. Avvolgere il barattolo in un telo e rimetterlo in acqua fredda, portando ad ebollizione. Bollire per 15 minuti e poi far raffreddare il tutto. Se tutto è andato bene la capsula del tappo dovrebbe essere andata sotto vuoto.
Riporre in dispensa e attendere pazientemente. Almeno sei mesi. Per tenervi occupati, potete fare due o tre traslochi :)