lunedì 29 giugno 2009

La dieta finta e l'ultimo tabù

Quindici. 15. XV. Esatto. Quindici. E' il numero di kili che un impietoso algoritmo di massa magra/massa grassa ha decretato che la sottoscritta dovrebbe perdere per essere in peso forma. Obiettivo assolutamente fuori dalla mia portata, anche perchè ormai mi ci sono affezionata ai miei rotolini. Magari non a tutti. Tre. Diciamo che da tre di quei quindici mi ci separerei volentieri. 3di15. Sembra il nome di un drone borg.
Data la mia grande passione per la cucina, però, non mi faccio molte illusioni: vedo difficile anche perdere quei tre. Evidentemente si sono affezionati anche loro. Diciamo che nel frattempo tento di non fare amicizie con altri kili, il che nella fantastica terra in cui mi trovo, tra un'olimpiade del colesterolo e l'altra, non è propriamente semplice.
Il che significa mantenersi un po' su alcune cose per potersene gustare altre. Tra le varie, evitare di eccedere con il pane, ed evitare soprattutto tutte quelle preparazioni che troppo bene si sposerebbero con immense quantità di crostini caldi, anche se ti piacciono un sacco tutte quelle salse, salsine e "dip" come li chiamano gli americani. Salsine in cui tuffare il crostino, appunto.
A meno di non infragere l'ultimo tabù. C'è un ortaggio che mia madre ha sempre tentato di farmi mangiare, e che io ho sempre rispedito elegantemente al mittente, troppo amara per i miei gusti. Ma ormai mi sono fatta piacere anche il radicchio, solo che io possa prepararlo come dico io, che mi sono detta, perchè non riprovarci? E poi quelle foglie a forma di barchetta troppo si prestano ad essere tuffate in qualche salsina, possibilmente ipocalorica, dandoti una bella sensazione di sazietà "sana", lavando via sensi di colpa colesterolici e facendoti gustare con animo più leggero la prossima porzione di tortelloni.
E poi, sì, ti chiedo scusa mamma, avevi ragione tu: l'insalata belga è anche buonissima, tolto il cuoricino amaro. Soprattutto quell'ultimo cuoricino di foglioline che rimane alla fine e che mi offrivi sempre, rinunciandoci tu. Sì proprio quello. Che poi ti mangiavi tu, accompagnandolo con un bonario "Non capisci niente". E' buonissimo. E io non capisco niente. E le mamme hanno sempre ragione.
Che dite, riuscirò perfino a mangiare i carciofi un giorno?



BABAGANUSH (Caviale di Melanzane) IN FOGLIA DI BELGA

1 kg melanzane
2 cipolle medie
250 gr tahini (pasta di semi di sesamo)
1/2 bicchiere di aceto di vino bianco
4 spicchi d'aglio
4 cucchiai di olio evo
1 cucchiaio di semi di cumino
Per completare: la buccia grattugiata di 1 limone, 1 mazzetto di prezzemolo
1 cespo di indivia belga

Questa buonissima crema di melanzane è un ottimo spuntino, antipasto, farcitura per tramezzini, fate voi. Mea culpa, la foto è veramente brutta, ma la cremina è veramente buona!
Spuntate le melenzane, lavatele, asciugatele, tagliatele a metà nel senso della lunghezza e mettetele in forno insieme con le cipolle non sbucciate. Mantenete una temperatura intorno ai 200°C e lasciatele appassire, così che la polpa si intenerisca adeguatamente.
Quando vi sembra che la cottura sia sufficiente, estraete le melenzane dal forno, sbucciatele e setacciatele, raccogliendo la purea in una scodella. Incorporatevi il tahin, l'aceto, gli spicchi d'aglio sbucciati e tritati, sale e pepe a piacere, l'olio versato a filo e i semi di cumino (io ho usato del cumino macinato). Mescolate con cura, così da ottenere una crema liscia.
Con la crema riempite 4 coppette e cospargetele di buccia grattugiata di limone e prezzemolo tritato. Infne portate in tavola.
Se invece preferite, trasferite la crema su un piatto da portata, spolverate la superficie con il limone e prezzemolo e servite con dei crostini di pane leggermente tostati e caldi.
Se siete in finta dieta, sfogliate delicatamente un cespo di indivia belga, tagliando via via delle fettine dal fondo in modo che le foglie cadano spontaneamente: in questo modo eliminerete tutto il cuore amaro. Quando le foglie si fanno troppo piccole, azzannate la cima e godetevi il cuore di belga. Lavate e asciugate le foglie e servitele al posto dei, o accanto ai, crostini.


I più attenti avranno notato che si perde traccia delle cipolle al forno... ve lo devo dire io che sono buonissime? Disperdetele in una zuppa, fateci un risotto o una finta genovese per condire la pasta, o fatemi sapere se vi viene in mente qualche altra applicazione!

Una volta cominciato non ho più smesso, e la belga è diventata protagonista di tante preparazioni, ad esempio:



Foglie di indivia belga con crema di ricotta e salsa di peperoncino o pasta di olive nere, oppure con crema di gorgonzola e marmellata di pere. Antipasto semplice e assai coreografico, molto apprezzato dalle amiche invitate, anche loro in dieta finta :D

domenica 28 giugno 2009

Canta Appress'a Nuje

La prima volta che ho sentito la tua voce, veniva dall'autoradio della macchina di papà. In mezzo ai Beatles e al Rithm&Blues, almeno con te capivo le parole. Parlavi di favole che giocano, di burattini, di Napoli. Con te ho scoperto che le canzoni non devono per forza parlare d'amore, che l'armonica è difficilissima da suonare e che la chitarra può fare magie. Grazie a te Peter Pan aveva la faccia di uno scugnizzo, e il Capitan Uncino doveva essere parente di quell'arpia della mia maestra di prima elementare.
Mi hai accompagnato sempre. Sei stato uno dei primi concerti che i miei genitori mi hanno portato a vedere. Ogni tanto duettavi con qualcuno... ma la tua voce era inconfondibile. Le tue canzoni non invecchiano mai, il che non mi fa ben sperare per le sorti di questo buffo paese. Mi hai insegnato che si può essere serissimi anche scherzando su tutto, se si è disposti prima di tutto a scherzare su sè stessi.
Grazie a un tuo concerto ho scoperto che gioiellino è Casertavecchia, e che non serve che la canzone sia romanticamente melensa per ballare abbracciati. Sulle tue canzoni canto a squarciagola anche se so di essere stonatissima, ogni volta che qualcuno mi promette mari e monti, sento il gatto e la volpe che accordano la chitarra. Mi tiri giù sulla terra quando mi sento un po' troppo tra i dotti, medici e sapienti e mi fai volare alla ricerca delle cose importanti, come isole che non ci sono.
Confesso che era un po' che non ti pensavo, però. La casa, il lavoro, gli impegni, i fili che i burattinai ci mettono e che tante volte hai citato in interviste e canzoni, hanno portato la mia mente altrove. Così, quando ho scoperto che suonavi in un paesino qui vicino, durante una festa di paese, l'ho preso quasi come un regalo personale. Ed è stata, come sempre, una grandissima emozione. Grazie Edo.


Purtroppo siamo riusciti ad arrivare solo a concerto iniziato, quindi non so se l'hai cantata. La mia canzone preferita. Quella che mi porto sempre dentro. Una canzone che mi ha segnata profondamente. Riguardo la mia vita e mi accorgo che ne è stata la colonna sonora. Perchè essere soli a fare qualcosa non è un buon motivo per rinunciare.


Se una ragazza, vuole di sera
andare sola per strada
non lo può fare
non è corretto
che non sia accompagnata.

Andare sola, per la città
mi sembra un fatto normale
ma una ragazza
chissà perché
questo non lo può fare.

Andare sola per la città
e non c’è niente di male
ma una ragazza
chissà perché
questo non lo può fare.

È un incantesimo strano,
che la colpisce da sempre
mentre il duemila
non è poi tanto lontano*


Tutte le sere rinchiusa in casa
ma questa volta ha deciso
e vuole andare
per la città
sola col suo sorriso.

Sola per strada col suo sorriso
e chi può farle del male
se ci saranno
mille ragazze
che la vorranno imitare!...


Testo tratto dal sito dell'Edofanclub

* Questo verso qui è stato poi cambiato in "ormai è di nuovo lontano"... parlando di attualità delle sue canzoni.

venerdì 19 giugno 2009

Rendere novum ex notum


Rendere novum ex notum. Mi pare dicessero così gli antichi, per dire che tutto era già stato detto, scritto e inventato, e ormai si poteva solo re-inventare, rinnovare e rimescolare quel tanto che bastava per avere una cosa che sembrava nuova e in realtà non era affatto orginale. Detto in parole povere, era il modo con cui si giustificano i poeti latini quando scopiazzavano gli epigrammi greci. E ora che ho fatto venire un attacco di cuore a chi la cultura classica l'ha compresa e assimilata meglio di me, veniamo alle mie personali ispirazioni.
Il notum è un graditissimo regalo della vice-mamma che, dotata di soli figli maschi e in procinto di spostarsi in una casa più piccola, e notato il mio vaghissimo interesse per la cucina, mi chiese se mi avrebbe fatto piacere avere la sua stra-mitica "Enciclopedia della Cucina Curcio". Piacere? Otto megavolumi strapieni di ricette di ogni parte del mondo, accuratamente catalogate, illustrate, e presentate in ordine alfabetico?? Ma che siamo pazzi??? Diciamo piuttosto che se non me la offriva, avrei trovato il modo di trafugarla durante il trasloco, voglio dire, gli scatoloni si possono sempre perdere :D


Va bene, no, non è vero, non sarei mai arrivata a tanto, ma diciamo che è stato un graditissimo regalo. Alcune ricette sono, è vero, un po' datate, soprattuto nella presentazione e in qualche spiegazione, e magari c'è qualche idea un po' balzana come quella di fare la pastiera con l'orzo anzichè col grano, ma è comunque divertentissimo sfogliare quei volumoni grandi e colorati. Che volete, ognuno ha la sua valvola di sfogo, io sfoglio ricette...
Fu così che mi imbattei in una ricetta per dei biscottini dall'aspetto simpatico, che mi ricordavano incredibilmente qualcosa che stava impazzando in quel momento in buona parte della blogosfera.


Ed ecco il novum: chissà se l'autrice dei volumoni si sarebbe mai immaginata dove sarebbero finiti i suoi biscottini...


PASTICCINI ARLECCHINO
Per circa 90 pasticcini
300gr farina
1 cucchiaino di lievito in polvere
180gr di burro
100gr di zucchero
1 pizzico di sale
1 uovo
2 cucchiai di cacao amaro
1 cucchiaio di zucchero a velo
2 cucchiaini di rum

farina per stendere
burro per ungere


Mescolate la farina con il lievito e ponetela a fontana sulla spianatoia (o magari no, io se faccio una cosa del genere inzozzo tutta la cucina, quindi di solito uso una ciotolona). Distribuitevi sopra il burro e cospargetela con lo zucchero e il sale. Fatevi un incavo nel mezzo, adagiatevi dentro l'uovo e lavorate gli ingredienti velocemente con le mani fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica.
Dividete la pasta in tre parti uguali, incorporate in una di esse il cacao, lo zucchero al velo e il rum, e mettete tutti e tre le parti a riposare per mezz'ora in frigorifero.
Stendete quindi la pasta con il matterello la pasta scura e un pezzo di pasta chiara, sulla spianatoia infarinata, in due sfoglie separate dello spessore di un centimetro ciascuna e ritagliate da queste dei bastoncini pure larghi un centimetro.
Quindi spennelateli con acqua. Attaccate ora, facendo pressione con le mani, un bastoncino di pasta chiara ad un bastoncino di pasta scura e continuate così fino ad ottenere uno strato di sei bastoncini alternati. Poi sovrapponete ad ogni bastoncino chiaro uno scuro e viceversa, otterrete così due strati di bastoncini dai colori alternati, sia nel senso orizzontale, sia nel senso verticale. Proseguite nella stezza maniera con gli altri bastoncini fino all'esaurimento delle due sfoglie di pasta.
Stendete il rimanente pezzo di pasta chiara in una sfoglia sottile e tagliatela a strisce larghe 10 cm. Avvolgete con queste strisce i rettangoli di pasta bicolore, che avrete formati con i due strati di bastoncini scuri e chiari. Ricopriteli poi ancora con carta argentata oppure con carta forno e lasciateli riposare per mezz'ora nel frigorifero.
Passato questo tempo, levate la carta e tagliate ogni bastone di pasta mista, con un coltello ben affilato, a fette spesse mezzo centimetro circa. Adagiate queste sulla placca del forno, una di margarina e disponetele sul ripiano più alto del forno già caldo, lasciando cuocere i pasticcini per 8-10 minuti a 200°C. Trascorso questo tempo, sfornate i dolci e lasciateli raffreddare su una grata. Con gli ingredienti descritti otterrete circa novanta pasticcini.

Oppure
Se avete un pomeriggio libero e avete passato l'infanzia a consumare la cartucce dell'atari di vostro fratello, durante la prima permanenza in frigo della pasta, preparate un modellino:


Create le strisce quadrate come da ricetta, salvo poi accorgervi che così verrebbero dei biscotti di 13 cm di lato e tagliate in quattro ogni striscia, per ottenere delle striscie quadrate di 1/2 cm di lato. Io le striscie le ho create sovrapponendo due taglieri (quelli sottili e flessibili di ikea) per fare i taglia diritti. Scusate se non ho foto del procedimento ma... voi come avete risolto il problema di fare le foto con le mani imburrate??


Una volte ottenute le striscie assemblatele secondo disegno e procedete come da ricetta. Siccome probabilmente vi sarà avanzata della pasta di entrambi i colori e altrettanto probabilmente l'idea di rifare la fatica appena fatta vi fa rabbrividire, datevi alla... matematica :)
Create due megastriscie di sezione triangolare di colore diversi. Assemblatele lungo il lato lungo, tagliate un pezzetto che mettere in frigo, e schiacciate delicatamente con il matterello il quadrato rimasto, da tutti i lati per mantenerlo quadrato. Poi tagliatelo in quattro per lungo e ri-assemblatelo. Complimenti! Avete creato il primo frattale!!


E poi, insomma sbizzarritevi e alla fine mescolate grossolanamente tutti gli avanzi e create dei biscotti... free-style.


Come sono? Non saprei, io non mangio biscotti, credo buoni visto che le sole foto che sono riuscita a fare sono quelle nella teglia appena sformati e poi sono stati tutti sterminati...

martedì 16 giugno 2009

Appunti di viaggio per aspiranti berlinesi

Un giorno basta e avanza per visitare i maggiori punti di interesse della città, musei esclusi. Ovviamente se siete turisti stakanovisti con scarpe comode e buoni polpacci. E a patto che non vi dispiaccia avere i piedi come zampogne la sera.

Berlino si gira in bici. I berlinesi girano in bici. Sulle piste ciclabili loro hanno la precedenza. E no, non scampanelleranno, non avvertiranno e non devieranno. Siete in torto voi, pedoni sulle ciclabili.

Comunque la pensiate, un paese non può andare avanti se non affronta il proprio passato. I berlinesi, in questo, possono dare lezioni a chiunque. Qualche lezione, forse, sarebbe anche da imparare.

Perdetevi nel silenzio irreale dei parallelepipedi del Holocaust Mahnmal.


Preparatevi a piangere come vitelli davanti alla rievocazione della caduta del muro.

Spaventatevi davanti alla East Gallery, mentre percorrete il lungo pezzo di muro rimasto, immaginandovi come doveva essere vivere in una immensa gabbia a cielo aperto. Pensate alla stupidità e la crudeltà umana. E pensate ai muri che continuano a costruire, alle famiglie che continuano a dividere, al male che continuano a fare.


Raccogliete la mascella che vi è caduta dalla meraviglia quando vi rendete conto che quel laboratorio di architettura che è Potsdammer Platz, nel '93 quando ci siete passati di sfuggita, era una distesa di terra battuta con il nulla intorno, tanto che ci avevano potuto costruire una replica di villaggetto medievale per un festival a tema, e che voi quando ci siete arrivati vi siete detti: "Bah, saremo finiti in periferia". Potsdammer Platz è il centro quasi esatto di Berlino, ma fa niente.


Scoprite quanto sia semplice e geniale far convivere vecchia e nuova architettura, e farne anche un'attrazione turistica; e quanto sia bello guardare il cielo incorniciato.



La zona turistica è talmente tirata a lucido che se per errore versate il cappucino Starbucks sulle pulitissime scale che portano sull'argine della Sprea, non riuscirete a resistere alla tentazione di pulire immediatamente con tutti i fazzolettini di carta che avete a disposizione.

Respirate un po' d'Europa, che fa sempre bene.

Fatevi avvolgere dal calore di una città in continua trasformazione, di un popolo in continuo movimento che ama stare insieme e stare all'aperto, sorseggiando stranissimi cocktail a base di birra e chiacchierando incessantemente.

Se il fegato ve lo consente, mangiatevi tutti i currywurst che potete.

Giocate con gli specchi che portano la luce naturale nella stazione della metropolitana.

Resistete alla tentazione di fare la foto con i figuranti vestiti da soldati al Checkpoint Charlie.

Immaginatevi l'armata rossa con relativi carri armati che entravano per la Frankfurter Tor e percorrevano la Karl Marx Allee.

Scoprite che anche a Berlino ci sono gli umarells, anzi, li mettono anche sui semafori.



Gira e rigira, si finisce sempre sotto al nettuno (questa è per soli bolognesi...).


Dedicate una giornata all'isola dei musei: quando i piedi vi fumano e siete pieni di cultura, stravaccatevi sull'erbetta a prendere il sole, godendovi lo spettacolo di una città che sa vivere e sa riposare.




Se proprio dovete perdere un pedale della bici a noleggio, fatelo nell'immenso Tiergarten dove dei nerboruti operai tedeschi stanno montando delle strutture per la maratona cittadina e vi potranno prestare la chiave inglese necessaria a riprendere il vostro viaggio.

Sperimentate di persona il fatto che dopo la terza birra il resto è coca-cola. Certo, poi , dopo sei birre a testa, alzatevi da tavola e tornate in albergo in bici. Meno male che a Berlino le bici salgono anche in metropolitana.


Tornati a casa, filate subito ad affittare e rivedere quel capolavoro di "Goodbye Lenin".

domenica 14 giugno 2009

Sempre aperti!

Ognuno ha gli amici che si merita, suppongo. Ma credo che in realtà, e per fortuna, ci toccano in sorte amici molto migliori di quel che ci meritiamo. O almeno questo è il caso della pigra e disorganizzata sottoscritta. Tendenzialmente, i miei amici sanno che non offrendo organizzazione, costanza e puntualità, neanche le pretendo più di tanto. Amici che puoi sentire ogni sei mesi e chiacchierare come se vi foste lasciati il giorno prima. Amici che ti sono rimasti fedeli durante le tue peregrinazioni europee. Amici che sanno del tuo blog, altri che speri che lo scoprano così, per caso. Scommetto che ce n'è qualcuno, là fuori, che legge e non si palesa.
Amici che può capitare che incroci in Piazza Maggiore, anche se lo credevi in Germania e che ti aveva spergiurato ti avrebbe avvertito in caso di suo ritorno. E dire che tu, lì, in Piazza Maggiore, quel giorno, a quell'ora, ci sei capitata per caso. Ma la coincidenza degna di far venire il mal di testa anche al Dottor Manhattan a te non sorprende più di tanto. Tanto che non fai nemmeno la faccia tanto sorpresa. Anche perchè devi dedicarti ad essere felice per la circostanza :D
Così come può capitare che un pomeriggio qualsiasi, di un giorno di lavoro qualsiasi, ricevi una telefonata da un altro amico pazzoide che ti avverte che lui, che per motivi suoi si trova in viaggio in macchina tra la Svezia e l'Irpinia, tra un tre ore potrebbe essere lì da te... c'è un letto per lui? E tu sorridi, perchè la mattina di quel giorno qualsiasi sono partiti un gruppetto di ospiti da casa tua e il giorno dopo ne arriva un altro. Quindi sì, c'è il letto per te. Non potevi scegliere momento migliore neanche prenotando.
Ma qui non c'è bisogno di prenotare, chi mi conosce lo sa. Siam sempre aperti, per chi non fa complimenti, per chi porta un sorriso, e magari sa da sè quando è il momento di salutare. E non si fa scrupoli di domandarti se gradisci, insieme alla birra svedese di cui ti ha appena omaggiato, un barattolino di una strana sostanza gialla che a lui fa salire troppo il colesterolo.
Quella strana sostanza gialla, tu per casa l'hai già avuta una volta, e non le avevi riservato la dovuta attenzione, per cui decidi che è ora di darle una seconda possibilità. Anche perchè, come testimonia il barattolino a metà, deve essere buona. Perchè tra amici è così, ci si può anche permettere di regalarsi barattolini cominciati :)


MUFFIN AL LIMONE
(Libero adattamento degli strepitosi Muffin al dulche de leche di Adrenalina)


1 uovo
5 cucchiaiate di lemon curd
2 cucchiai d'olio evo
100 gr farina
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di lievito per dolci
Mandorle a lamelle per decorare

Sbattere l'uovo, l'olio ed il lemon curd. Setacciare la farina con il lievito, aggiungere un pizzico di sale ed amalgamare la farina con la crema già preparata.

Riempire gli stampi e cospargere ogni muffin con qualche lamella di mandorla.

Infornare a 200º fino a quando saranno ben dorati. Dorati!!! I miei erano un po' troppo abbronzati ma soffro di fobia da torta cruda...


Nonostante non ami particolarmente il sapore di limone nei dolci, granite e sorbetti a parte, sono risultati proprio buoni, forse un po' troppo dolci e friabili. Per i prossimi tentativi, elimineri il cucchiaio di zucchero e metterei forse un po' d'olio in più.

E già che ci sono... Auguri Sandra!!!


mercoledì 10 giugno 2009

Una falla nel sistema

Il sedentario lavoro che faccio è piuttosto interessante ma lascia poco tempo per le proprie passioni. Credo sia un problema comune a molti. Ovviamente non si può rinunciare al proprio lavoro.
Si cerca quindi di coltivare le proprie passioni nei ritagli di tempo. Niente di trascendentale. Coccolare un po' il marito, curare un po' la propria casa, tentare di fare crescere qualche piantina, preparare uno sciroppo di menta, ricamare un bavaglino per l'amica che ha avuto un bebè.
La sedentarietà, però, sembra stia minando il mio fisico al punto da rendere quasi impossibile fare altro nel tempo libero. La soluzione è sacrificare del tempo libero alla palestra per ovviare ai guasti della sedentarietà di un lavoro moderatamente interessante per essere abbastanza in forma per fare delle cose che a causa della palestra e del lavoro probabilmente non avrò il tempo di seguire con l'attenzione che vorrei.
Ora, io so di essere, come direbbe Harry (l'amico di Sally), una donna "a falso basso mantenimento" e di pretendere a volte la luna, però mi sembra ci sia una falla nel sistema. E non credo valga solo per me. La luna forse è troppo, ma credo che tutti avremmo diritto al pane. E alle rose.