martedì 26 febbraio 2008

6 cose 6...

Se errare è umano e perseverare è diabolico, allora me la batto seriamente con Lucifero! Non vi pensate chissà che, è solo che faccio sempre la stessa cosa, quando ho un compito da portare a termine. Mi riduco all’ultimo minuto perdendo il tempo a fare mille cose inutili (ma più divertenti…) e poi mi tocca fare le corse stressandomi all’inverosimile. Evidentemente senza stress non sono produttiva, anche se non mi piace essere sotto pressione. E ogni volta mi riprometto che non funzionerà così la prossima volta… ogni volta…
Insomma, per una cosa e per un’altra è da parecchio che non riesco a badare al mio blogghetto, e mi dispiace di non aver potuto rispondere prima all’invito di Ciboulette per il meme “6 cose che mi piace dire o fare”. Effettivamente 6 sono veramente poche, ma cercheremo di farcele bastare, quindi in ordine rigorosamente analfabetico:

1) Mi piace leggere, soprattutto romanzi e fumetti di tutti i tipi. Non riesco a stare senza sapere “come va a finire” per cui di solito i libri me li bevo in pochissimo tempo, in una sorta di apnea, che a volte mi impedisce di goderne appieno.
2) Mi piace mangiare (e bere, si può dire?) soprattutto in posti nuovi, soprattutto se i piatti sono fantasiosi. Mi piace vedere che si inventa lo chef, e scoprire i sapori locali (ma lo sapete che il formaggio con la salsa di fichi è veramente buono?)
3) Mi piace trasformare… questa è difficile da spiegare (qualcuno direbbe semplicemente che… sono nata ingegnere!!). Mi piace giocare con le cose e gli elementi, dare nuova vita a oggetti vecchi, fare il piccolo chimico ;) Direi che la mia passione per la cucina ricade in quest’ottica, per cui di solito scelgo ricette divertenti da fare oltre che da mangiare, che mi permettano di utilizzare in modo insolito un ingrediente magari comune. Poi ogni tanto cucino anche cose normali altrimenti mio marito scappa di casa ;P
4) Parlando di mariti, mi piace passare il tempo con il mio, che sia per progettare il sistema di illuminazione della cucina (3 giorni di think-tanking, 3 missioni da Ikea e molto biadesivo) o per rilassarci davanti all’ultimo serial americano.
5) Dire sempre la mia… di solito a sproposito.
6) Mi verrebbe da dire che mi piace tambasiare, ma non so se è il verbo giusto visto, insomma, per i non-lettori di Montalbano, mi piace perdere tempo prendendomi il mio tempo, che sia per ascoltare la radio (sono Gialappa-dipendente), cercare su internet una traduzione accettabile di “Kale” per non farmi guardare male dal fruttivendolo, o passeggiare alla ricerca di negozietti carini… qualcuno ha ancora qualche dubbio sul perché sono sempre all’inseguimento delle scadenze?

Sarà conforme alla memtiquette fare due meme di seguito? Chissà! Passo la palla a GdS, se ha finito di mangiare le tigelle…

venerdì 15 febbraio 2008

Al meme! Al meme!

Che bello, Giovanni mi invita a fare un meme, ma che dire un meme, il mio primo meme!! Che emozione! Un meme! Un meme!

...ahem, scusate, ma cos'è un meme? ;P

Girando un po' su internet una vaga idea me la sono fatta, anche se ho ancora qualche domanda che mi piacerebbe girare a chi è più esperto di blogosfera di me (praticamente chiunque). Per prima cosa: come si pronuncia? Se ha qualcosa a che fare con Richard Dawkins, allora la pronuncia è qualcosa del tipo “Mim”, se ho capito bene... E poi la netiquette dei meme: si può fare un meme cui non si è invitati ma solo perchè lo si è letto su un blog? Mi sto facendo troppo domande inutili? Non sarebbe la prima volta... In ogni caso, qualunque opinione è benvenuta!

Veniamo al meme in questione, e riportiamo le regole:
“elencare 10 accoppiamenti di cibi che nella vostra mente, palato, stanno bene insieme, che si completano, che si esaltano, che si stimolano, che uno da solo sì, ma con l’altro rasenta la perfezione!”

Qualcosa mi dice che con la mia lista metterò una seria ipoteca sulla speranza di raggiungere i 25 lettori per il mio blogghetto ma tant'è... buttiamoci!!

1 – Gelato alla crema con panna montata – questo è un ricordo di infanzia, ossia il gelato alla crema più buono che io abbia mai mangiato, quello della fu pasticceria Daniele di Via Scarlatti a Napoli. Un crema che sapeva solo di crema, non di uova, non di limone, non di vaniglia. Era solo crema. E anche la panna montata della suddetta pasticceria me la ricordo come una bontà che raramente ho ritrovato. E' un'accoppiata che ovviamente può funzionare solo a queste condizioni :P
2 - Burro e miele - la mia tartina preferita per colazione (in realtà questo è un tris, perchè anche la scelata del pane ha la sua importanza per la creazione della magia)
3 – Birra e taralli – la miglior “cena non cena”
4 – Fagiolini con cipollotto fresco – se non si hanno appuntamenti romantici
5 – Pomodori di sorrento e mozzarella di bufala - anche qui, non è proprio completo senza basilico
6 – Friarielli e… provola ;P – tanto per ribadire che sono una napoletana atipica
7 – Carote azzuppate nel barattolo della maionese – il cibo schifezza
8 – Pane cafone e olio extravergine di oliva
9 – Arance e finocchi – questa è una scoperta recentissima, e pensare che i finocchi, presi da soli, non mi piacciono per niente, mi dà fastidio perfino l'odore!!!
10 – Fave e pecorino – un regalo della mia permanenza in toscana

Per essere precisi, gli accoppiamenti sono 11 visto che uno dà il nome a questo blog... E adesso invito Ciboulette a cimentarsi, Carlo&Cristina, quella mezzalisca di mio fratello se trova il tempo tra un freelancio e l'altro dalla finestra, e anche il marito, un altro indaffarato cronico!
Saluti e illuminatevi di meno!

...ma m'illumino sempre di meno!

L'invito a postare ricette menoilluminanti è venuto anche dal blog di Petula, con regole rigorosissime che cito testualmente:


- niente proteine animali (fate un giro in rete e controllate quanta energia serve a produrre una bistecca o trasportare il salmone fino alle nostre tavole o a produrre un uovo o una forma di formaggio)
- niente uso di forno elettrico o forno a microonde
prodotti locali e che abbiano viaggiato il meno possibile, magari comprati al mercato vicino a casa o al lavoro, miso e alghe le lasceremo in dispensa (molte alghe vengono fatte in Europa e se ne usano così poche che durano mesi, idem per il miso...ma per una volta sarò rigorosa ;))



L'idea era intrigante e per un paio di giorni dopo le sardine mi sono lambiccata per trovare una ricetta un po' originale che potesse andare bene. Non sono mai stata brava a inventare ricette, sono solo una che pasticcia, però la sfida di Petula mi ha spinto a vincere un po' la pigrizia e ad andare finalmente a quella botteguccia biologica/biodinamica vicino casa, cosa che mi riproponevo di fare da tempo. “Vicino casa” è un po' vago, perchè in realtà si tratta di allungare un po' il tragitto di ritorno dal lavoro (chissà questo come influisce sull'equilibrio energetico ;)), beccare al buio la stradina sterrata non illuminata indicata da un cartello scuro , e sperare di aver azzeccato l'orario di apertura...
Mi informo sulla provenienza degli ortaggi, non sia mai che abbiano fatto troppa strada, ed infatti le arance sono biologiche ma siciliane, mentre i cavoli cappucci vengono, mi dice, dalla nostra azienda agricola “Il Cucco”... Il Cucco?? Ma io questa l'ho già sentita, anzi, assaggiata, gustata, mangiata, sperimentata, insomma ci ho passato un gran bel capodanno!! Il puzzle è completo, esco felice con due bei cavoli cappucci (uno rosso e uno verde) pronta a sperimentare una ricetta che è già da un po' che mi è capitata sotto mano. La riporto nella sua versione orginale, come l'ho trovata sul sito Vegan3000


Misto di cavoli in agrodolce
Ingredienti
Per 4 persone
300 g verza
300 g cavolo rosso
1 cucchiaio di capperi sotto sale
2 cucchiai di malto di grano
4 cucchiai di aceto di mele
circa 30 semi di cumino
sale
olio extravergine di oliva
Preparazione
Mondare i cavoli e tagliarli a striscioline sottili.
In una capiente padella mettere l'olio e i semi di cumino e scaldare bene.
Aggiungere i capperi precedentemente sciacquati e sminuzzati grossolanamente con la mezzaluna.
Unire i cavoli, lasciar saltare a fiamma vivace per un minuto, dopodichè unire aceto e malto e 4 cucchiai di acqua.
Abbassare la fiamma e proseguire la cottura per altri 15 minuti, controllando di tanto in tanto che non bruci.
Servire sia caldo come contorno che freddo come antipasto.


Nella mia versione, al posto della verza, c'era il cappuccio bianco, ho eliminato il cumino perchè chissà da dove viene e anche i capperi che al marito non piacciono, ho usato l'aceto balsamico giovane, comprato direttamente dal produttore, e un cucchiaio di miele al posto dei due di malto (ooops, forse questo è un prodotto animale che non va bene per il gioco!!), e quindi penso che alla fine la ricetta era tutta diversa... ma buona lo stesso!! Se abitate in zona, consiglio la visita al Cucco, per cenare, pranzare o anche solo fare scorta di verdure di stagione!!
Domani si conclude in bellezza con cena a lume di candela e qualche esperimento culinario di risparmio energetico che racconterò in seguito, solo mi domando... la posso accendere la radio? ;P
P.S. Se quei due riescono veramente a far spegnere la Tour Eiffel...

lunedì 11 febbraio 2008

Le non-alici ritardatarie

La blogosfera mi piace sempre di più! Sono da anni un’accanita ascoltatrice della trasmissione Caterpillar di RadioDue e a quanto leggo tra i vari (food)blog sono in ottima compagnia. Per cui leggere di questa iniziativa e decidere di partecipare è stato un tutt’uno…
Facile a dirsi, più complicato a realizzarsi, e infatti sono arrivata in ritardo, almeno con il post. Cercando prodotti che non abbiano fatto il giro del mondo per arrivare sulle nostre tavole, una volta scoperto che la mia fattoria preferita riapre ad aprile (sob!), ho cercato qualche ricetta che non prevedesse cotture, e mi son buttata sul classico: le alici marinate! Il pesce azzurro, dicono, è un po’ più energeticamente corretto rispetto a quello che arriva dal pacifico… Ecco qua la ricetta che uso di solito, scopiazzata da qualche libercolo che mi sarà capitato chissà come sotto mano:


Alici Marinate
1 kg alici intere (o 600 gr di quelle spinate)
2 bicchieri di aceto
1 bicchiere di acqua
200 gr olio di oliva
prezzemolo
2 spicchi d’aglio
30 gr cipolla
peperoncino
menta
sale

Togliere teste e lische alle alici e allinearle in uno strato solo in un piatto da portata dai bordi alti, cospargere di aceto e acqua e mettere tutto in frigo per un minimo di 6 ad un massimo di 8 ore. Solo dopo preparare un trito d’aglio, cipolla, prezzemolo, peperoncino, menta, sale e olio. Colate bene le alici dell’acqua e dell’aceto e, dopo averle allineate nel piatto da portata, irrorarle con il sugo preparato. Rimettere di nuovo il tutto in frigo e lasciarvelo per almeno 12 ore prima di servire. Le alici si possono sostituire con il carpaccio di pescespada.


Quelle che vedete in foto in realtà sono sarde, io ho usato l’aceto di mele che lascia un retrogusto meno forte di quello di vino. Forte di una lunga esperienza di disastri, vi consiglio di non lasciare i pesci a marinare troppo a lungo (dipende dalla grandezza delle alici), altrimenti mangerete alici che sanno solo di aceto.
Invito tutti a cenare a lume di candela il 15 febbraio, per mettere il nostro pianeta un po’ a “dieta di energia” :)

P.S. A proposito dello sproposito, quando ho scelto il template di questo blog mi sono ricordata di quello che avevo letto qui, e mi son detta che se proprio dovevo aprire un blog che almeno non consumasse troppa energia :P

martedì 5 febbraio 2008

Chiacchierebugiefrappesfrappolecencigalaniecc

Post molto frettoloso questo, il lavoro incalza ma non potevo non scriverlo. Ditemi, esiste un altro piatto che assume tutti questi nomi a seconda di dove ti trovi in Italia pur essendo più o meno la stessa cosa ma non proprio? Chiacchiere, bugie, frappe, sfrappole, cenci, galani... e, ahem, scagliuozzi? Da brava napoletana atipica non li avevo mai sentiti chiamare così, o intendevi un'altra cosa, gds?
Comunque, ha perfettamente ragione Maria Giovanna, inutile incaponirsi su quale ricetta sia LA ricetta. Vale in genere, e vale soprattutto per le chiacchierebugiefrappesfrappolecencigalaniecc. Quest'anno ne ho imparata una nuova perchè, come mi avvertì mia zia “quando ti sposi, ti sposi tutta la famiglia!!” (anche se lei forse la intendeva più come una minaccia?) effettivamente sposandomi ho vinto un ternallotto: oltre al marito da oscar se ci fosse l'oscar dei mariti, ho avuto in dote una vicemamma e un vicepapà come ce ne sono pochi.
A parte il fatto che mi sono sempre sentita coperta d'affetto, il vicepapà è bravissimo nei lavoretti di casa e la vicemamma è un vero vulcano di idee, energie e soprattutto ricette.
Insomma, se non era per loro, mi sa che quest'anno non si mangiavano chiacchierebugiefrappesfrappolecencigalaniecc per quanto eravamo incasinati di lavoro. Io ho modestamente contribuito con la crema di cioccolato in cui “azzupparle”, ovviamente del commercio equo (marca CommercioAlternativo), in pratica ho usato un preparato per la cioccolata calda (Ciokaribi gusto classico, ve la consiglio vivamente perchè è buonissima!!) ma l'ho tenuta più densa.


Le Chiacchiere della Vicemamma
500 gr farina
2 tuorli
1 uovo intero
60 gr zucchero
50 gr burro morbido
scorza di 1 limone e 1 arancia grattugiata
sale
5 gr lievito per dolci
vino bianco quanto basta per impastare
zucchero a velo

Impastare tutti gli ingredienti eccetto il lievito fino ad avere un pasta liscia ed elastica, incorporare il lievito. Stendere al matterello, tagliare con la rotella, eventualmente rigirarle per fare il nodo e friggere in abbondante olio di semi. Asciugare sulla carta del pane e cospargere di zucchero a velo.

Un grazie a Elvira che mi ha dedicato un link (a proposito: aspetto un post con la ricetta delle orecchiette alle cime di rapa) e a Simona per il benvenuto (il gastronomo riluttante è di queste parti? Ma dai??) e a tutti auguro un felice scampolo di carnevale!

Update! Questa ricetta è stata modificata, aggiustata e corretta il 24-02-2009 per partecipare alla raccolta di Carolina!

lunedì 4 febbraio 2008

Me gusta la lasagna...

Tra i fortunati casi della vita che mi hanno regalato una vita un po' nomade innanzitutto ci sono un meraviglioso papà che ha deciso che valeva la pena seguire i propri sogni anche se questo voleva dire trasferire per qualche anno baracca e burattini (leggi moglie e due bimbi) in un altro paese, in Inghilterra per la precisione, e un'altrettanto meravigliosa mamma che lo ha seguito. Ad essere sincera, da piccola non ero molto entusiasta di questi cambiamenti, ma a posteriori non ringrazierò mai abbastanza i miei per tutto quello che ci ho guadagnato, come imparare a credere nei propri sogni, l'importanza di avere un compagno con cui realizzarli, il coraggio di mettersi sempre in discussione e che non c'è assolutamente niente di strano nel cucinare gli spaghetti con le vongole in un camper in un parcheggio del porto di Calais, d'altronde quelle bancarelle di pescatori erano troppo invitanti e come si dice... CARPE DIEM!

Questo per dire che ho cominciato presto ad imparare le emulsioni di elementi inmiscibili, come la scarsità di mezzi e la disponibilità improvvisa di ingredienti, la logica e le idee che ti frullano per la testa, il poco tempo e la tanta voglia di fare, le scadenze di lavoro colpevolmente accumulate e il calendario che ti ricorda le tradizioni. Come si fa? Come tutte le emulsioni, con una grande agitazione!

Parlando di tradizioni, quest'anno carnevale è arrivato decisamente troppo presto e per me, tradizionalista più per natura che per educazione, non c'è carnevale senza lasagna. Sto parlando della tradizionale lasagna di carnevale napoletana, ovviamente. Quella lasagna che non ha una ricetta ma tante ricette quante combinazioni ci sono degli elementi di base (una potete trovarla qui, anche se per esempio io non metto l'uovo sodo). Quella lasagna, per intenderci, che è proprio complicato farne poca, che è talmente laboriosa che la fai una o due volte l'anno, la cui digestione ti perseguita per tutto il pomeriggio e buona parte della nottata. Insomma, quella che non vale la pena fare per due e non hai fatto in tempo ad invitare nessuno perchè quel week-end dovevi assolutamente lavorare.

Vogliamo scherzare?? Domenica di Carnevale senza lasagna?? E poi era un vero peccato, in frigo c'era già tutto e la vicemamma ci aveva anche portato la pasta adatta da Napoli (perchè questa lasagna qua si fa con la sfoglia senza uova, provate un po' voi a trovarla in terra emiliana...) E poi mi diverto proprio a fare le polpettine, che a guardarle schierate nel piatto mi fanno troppa allegria (a Napoli, in questo periodo, non c'è macelleria che non esponga vassoi e vassoi di polpettine-ine-ine pronte da friggere e non so perchè, ma son troppo belle da guardare).


Quindi è deciso, domenica mattina o' mast r'o' raù (the master of ragù) di casa (mio marito) si mette all'opera (che il ragù almeno un tre ore deve pippiare...) e io giù a polpettinare. Permettetemi un sentito ringraziamento al sito gennarino per il trucco di bagnare le mani mentre si fanno le polpette: sono vent'anni almeno che polpettino ma c'è sempre da imparare, perchè se le polpettine non sono belle tonde poi vi ci voglio a rigirarle mentre si friggono.


LASAGNA DI CARNEVALE
...perdonate le dosi, io vado sempre a occhio...

Per il ragù: (che in realtà andrebbe preparato il giorno prima...)
Misto di carne di maiale e manzo che tolleri lunghe cotture.
Ottimi sono: costarelle, braciole, spalla, ecc.
Cipolla tritata
Passata di pomodoro
Pelati (di solito, una scatola ogni bottiglia di passata :)
Olio
Lardo e/o sugna
1 Pizzico di zucchero
Sale e pepe

Per la lasagna:
lasagne possibilmente ricce e possibilmente senza uova
carne di maiale,
pangrattato
1 uovo ogni 100 gr di carne
prezzemolo
parmigiano
fior di latte, (o, ancora meglio, la mozzarella del giorno prima lasciata scolare :)
salsiccia sottile
ricotta di pecora,
olio di oliva,
parmigiano e pecorino grattugiati.

PREPARAZIONE
In una grossa pentola a sfondo spesso, rosolare la cipolla nell'olio. Quando è imbiondita aggiungere la carne e un mezzo cucchiaio di strutto e/o di lardo, e rosolare fuoco bello vivo fino a farle raggiungere un bel color biscotto.
Aggiungere passata e pelati e... tanta acqua quanta ne serve a "sciacquare" le bottiglie di passata. Non esagerare, eventualmente si aggiungerà in cottura. Salare ma non troppo, eventualmente aggiustare verso la fine della cottura. Abbassare la fiamma e lasciare cuocere a fuoco lento, "pippiare" in napoletano, per tutto il tempo necessario, almeno 3 ore, come detto, girando spesso. Per smorzare l'acidità del pomodoro si può aggiungere un pizzico di zucchero. Insomma, finchè la carne è cotta e il sugo è saporito e ben addensato.

Nel frattempo preparate il ripieno, tanto ne avrete da fare :D
Impastare carne macinata, pangrattato, prezzemolo tritato (se lo mettete nel mixer con il pangrattato è tutto mooooooolto più semplice), parmigiano, pepe e sale. Come ottimamente consigliato da Gennarino, prendere una tazza d'acqua, infilare le dita di una mano e con esse bagnare il palmo dell'altra mano. Prendere poi una quantità minima di impasto (per capirci quanto ce ne sta in mezzo cucchiaino) e arrotolarlo a polpettina con le dita umide su il palmo bagnato. Bagnare le mani ogni due al max tre polpettine. Be' non posso dire che le mie fossero proprio grandezza cece, ma erano piuttosto piccoline.

Friggere le polpettine in olio di oliva e mettetele da parte. Intanto sminuzzate grossolanamente la mozzarella e la ricotta. Cuocere la salsiccia, precendentemente punzecchiata, con olio e alloro e poi spezzettarla.
Dare una sbollentata (non più di 3 minuti) alle sfoglie di lasagna (“pettole”) in acqua leggermente salata in cui abbiamo versato un goccio d'olio che sennò si azzeccano. Scolarle e adagliarle su un canovaccio pulito. E sì, serviranno kilometri e kilometri di canovaccio.
E poi il via all'assemblaggio, appena il ragù è pronto, mentre il forno si scalda (180-200°). Oliare il fondo di una pirofila, velarla con un mestolino di ragù, e poi coprire con la lasagna. Poi, un po' di tutti gli ingredienti (polpettine, mozzarella, ricotta, salsiccia), ben distribuiti. Spolverare con i formaggi grattugiati e velare di ragù. Continuare fino a esaurimento di ingredienti o di pirofile. L'ultimo strato di lasagne deve essere coperto solo di abbondante ragù e parmigiano. Cuoce poi a 180-200 gradi fino a quando non si forma una bella crosticina dorata (circa mezz'ora).


Una piccola nota. Esiste una ben nota legge della fisica, nota come legge del ragù, che rispetto a quello che fai ce ne vuole sempre di più!! In realtà ciò avviene, di solito, quando si è troppo abbondanti nelle mestolate intermedie, e parlo per esperienza. Non affogate la lasagna. Mettete un abbondante strato di ragù in cima a tutto e ci penserà lui a penetrare dove deve, e potete sempre aggiungerne un po' mentre cuoce, se vi sembra troppo secca. Come noi ovviamente non abbiamo fatto ma della fine che hanno fatto gli ingredienti avanzati dopo l'esaurimento del ragù, vi parlerò in un altro post.


Finalmente la signora L. viene infornata, ma a quel punto si sono fatte le 2 del pomeriggio e abbiamo un certo languorino, per dirla fine, fortuna che c'è la pentola del ragù in cui fare la “scarpetta”.



Anche se non mi va di dare giudizi sulle mie ricette, a me è piaciuta un sacco (sarà stata la fame, quando mangi alle 14.30 forse tutto sembra buono...). Sarà stato il divertimento di farla e di mangiarla che oggi mi ha fatto accettare quasi con filosofia la scoperta che il mio computer aveva appena perso tutto il lavoro (quello serio) fatto nel week-end?
Se non altro, adesso abbiamo teglie di lasagne per tutta la settimana, il che mi esime dal cucinare in questi giorni in cui dovrò fare le nottate per recuperare...
Buon Carnevale a tutti!

P.S. Fotografie di Mauro, il marito ;)



Update! Questa ricetta è stata modificata, aggiustata e corretta il 24-02-2009 per partecipare alla raccolta di Carolina!