lunedì 21 dicembre 2009

Giove Nevio permettendo...



 

...noi si sarebbe in partenza per i patri lidi. Ci si rivede dopo la befana. Se non avete notizie mandate i San Bernardo che forse siamo rimasti sull'appennino :)
Buon Natale e Buone Feste a Tutti!!

giovedì 17 dicembre 2009

Le scorte per l'inverno

Salta le chiacchiere e vai alla ricetta: Dadi da brodo: vegetale, di carne e di pesce


Con mia grande gioia, quest'anno ho perfezionato la mia iscrizione al GAS locale, rimandata per lungo tempo causa tralochi, stavolta altrui. Il che significa che, oltre alla settimanale cassettina di verdure, adesso, tra le altre cose, capita che arrivino in mail messaggi del tipo "Il giorno TOT l'azienda agricola taldeitali macella un vitellone, se siete interessati a una confezione di carni miste prenotatevi". Per cui ecco che arriva il pacco di carne freschissima approssimativamente così composto:
- Bistecche
- Carne da Brodo
- Ossobuco
- Carne da Brodo
- Scaloppine
- Carne da Brodo
- Macinato
- L'ho già detto Carne da brodo?

Scherzo, ovviamente, ma diciamo che di pezzi per il brodo ce n'erano in quantità alquanto superiori alla nostra domestica produzione di brodini di carne: la metamorfosi in emiliani non è ancora conclusa per cui non facciamo (ancora) i tortellini in brodo tutte le domeniche :P
Niente paura, comunque, nulla andrà sprecato, anche perchè l'inverno si approssima e occorre prepararsi alla stagione delle zuppette, e di ripetere ed estendere un esperimento che avevo fatto l'inverno scorso e che ormai era quasi esaurito: il dado vegetale fattincasa! Esperimento per modo di dire, visto che ho seguito delle precise istruzioni, ma la prima volta che l'ho preparato ero piuttosto scettica sulla sua riuscita. E non ero la sola, visto che mi chiamò la genitrice mentre ero in piena cottura e mi chiese cosa stavo cucinando di bello. Alla risposta "Il dado vegetale" mi ha risposto "Non dire bugie" :D
Giorno di dado, dunque, e già che ci sono decido di provare qualche nuova ricetta, a fianco a quella classica, e di provare a fare anche il dado di carne e di pesce!!



DADO VEGETALE
Ricetta tratta da Petula cui vi rimando per le note tecniche :)


200 gr di sedano (io metto anche le foglie)
2 carote
1 cipolla grossa
1 zucchina
2 porri
100 gr di prezzemolo (è un ottimo modo per usare i gambi!!)
20 foglie di basilico
2 rametti di rosmarino
15 foglie di salvia
150 gr di sale
100 gr di miso d'orzo
1 cucchiaio di olio

Tagliate a pezzettini piccolissimi (tipo soffritto) le verdure, metterle in una pentola di acciaio con il fondo alto o di coccio con il cucchiaio d'olio. Coprire con il sale e il miso e far cuocere senza aggiugere nulla (io lascio solo le verdure un po' umide dell'acqua di lavaggio) per almeno 1 ora e mezza. Frullare e omogeneizzare il tutto con un frullatore ad immersione o nel robot e rimettere sul fuoco a far addensare ancora.
Qualche nota: durante la cottura, copro la pentola con un coperchio tenuto leggermente aperto, altrimenti si brucia tutto. Anche così a volte si fa un po' di fondo bruciatizzo, ma basta non tirarlo su quando lo si mette nel frullatore!!
La consistenza finale sarà quella di una pesto molto molto denso. Mettere il dado ancora caldo in contenitori di vetro ben puliti e piazzate in frigo (non necessario vista la quantità di sale). In frigo dura almeno sei mesi... credo, non saprei, l'ho finito prima ;)
Si può conservare anche in freezer: data la quantità di sale rimane morbido e se ne può prelevare ogni volta la quantità desiderata (inutile quindi tentare di fare i cubetti nelle formine per il ghiaccio come ho provato a fare io :) e dura più a lungo.
Sarà sufficiente un cucchiaio per insaporire le minestre e i sughi ed è perfetto per fare i brodi vegetali per i risotti o per la pastina.

DADO DI PESCE
Tratto e adattato da Senzapanna
250 gr carote
250 gr sedano
250 gr cipolla
250 gr sale fino
250 gr filetto di scorfano
1 spicchio d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo e basilico

Sinceramente, non sapevo proprio che pesce usare, e ho optato per quello che ho trovato sfilettato nel banco del pesce :) RIpensandoci, probabilmente era meglio usare un pesce adatto alla conservazione sotto sale, che so, delle aringhe o delle alici.
Tagliare molto finemente tutte le verdure, possibilmente bio. Meglio ancora tritarle finemente con un tritatutto senza aggiungere niente. Coprirle con il sale e metterle a cuocere a fuoco leggero senza aggiungere niente (nemmeno acqua). Il sale estrarrà l'acqua di vegetazione delle verdure, lasciar fino a quando quest'acqua non si sarà completamente asciugata (a me è bastata un'ora di cottura). Mettere in barattolo quando è ancora caldo, chiudere e capovolgere. Si conserva per mesi in frigorifero grazie alla grande quantità di sale. Io, data la presenza del pesce, preferisco conervare questo in freezer: non l'ho ancora assaggiato, vi saprò dire come è venuto!

DADO DI CARNE
Tratto e adattato da Senzapanna
400 gr carne da brodo
350 gr sale
1 grossa cipolla
150 gr carote
sedano, prezzemolo
Disporre il sale leggermente umido in una pentola. Aggiungere la carne tagliata a pezzi, le cipolle , le carote e gli odori (Io a questo punto ho mescolato tutto). Far cuocere a fuoco lento coperto per più di 1 un ora. Scoprire e far asciugare il composto. Farlo raffreddare e passarlo al mixer. Versarlo in un barattolo di vetro con coperchio e riporlo in frigorifero. Può essere conservato per molti mesi. Aggiungendolo alle pietanze ricordarsi di non mettere altro sale.
Anche questo lo conservo in freezer.

martedì 15 dicembre 2009

Ci risiamo...

Salta le chiacchiere e vai alla ricetta: Sformato di radicchio



E' di nuovo stagione di radicchi, per cui occorre ingegnarsi con nuove ricette per evitare di fare e rifare sempre solo insalate e minestroni. L'anno scorso ho cominciato ad avvicinarmi seriamente all'ortaggio in questione, e a raccogliere tante ricette simpatiche. Così, da un'ispirazione di Staximo è nato questo:

TORTINO DI RADICCHIO
120g Farina
200gr Ricotta
1/2 Cespo di Radicchio
80ml Olio e.v. di Oliva
50ml Latte
1/2 Bustina di Lievito per torte salate
4 Uova
Sale, Pepe
Burro e Farina per lo stampo

Tagliare il radicchio a striscioline sottili. In una ciotola mescolare la farina con il lievito, due pizzichi di sale e un pizzico di pepe. lavorare un po' il composto a secco con una forchetta (equivale quasi a setacciarlo). Stemperare la ricotta con il latte.
In un'altra ciotola sbattere i rossi delle uova, unire l'olio, il latte con la ricotta e il radicchio. Amalgamare il composto e utilizzando una frusta unirlo alla farina.
Montare a neve i bianchi d'uovo e aggiungerli al composto molto delicatamente. Versarlo in una tortiera di 26cm di diametro precedentemente imburrata e infarinata. O in un comodissimo stampo in silicone ;)
Cuocere per 40 minuti circa in forno preriscaldato a 170-180°C


Se si preferisce, il radicchio si può saltare leggermente in padella prima di comporre lo sformato, ma vi dirò che ho preferito tenerlo.. croccante :)

domenica 13 dicembre 2009

La maddalena a forma di muffin che sa di plum cake

Salta le chiacchiere e vai alla ricetta: Magdalenas all'olio d'oliva

Qualche post fa si parlava del tortuoso percorso che mi ha portato a una ricetta soddisfacente delle maddalene, percorso costellato di numerosi tentativi, parecchi fallimenti, e qualche scoperta interessante. In era pre-foodblog (forse persino il cavoletto era ai suoi primi post, penzanpo') le ricette su internet giravano sui siti specializzati e sui forum, e già così la sensazione di avere un ricettario grande quanto il mondo era destabilizzante ed entusiasmante allo stesso tempo. E siccome eravamo anche in era pre-google notebook e pre-netbook, le ricette si stampavano e si incollavano sul quadernino, tagliando via, ahimè, il sito d'origine, che sennò non c'entrava nella pagina!!
Una ricetta delle maddalene, trovata chissà dove su internet, ha pertanto sostato nel mio quaderno di ricette finchè non ho trovato lo stampo di silicone adatto. Nel frattempo però l'astronave si era dovuta spostare per motivi di servizio, per cui ho dovuto attendere di nuovo di avere forno e frullatore.
Finalmente i pianeti si sono allineati, e ho ripreso in mano la ricetta, e chiedo scusa se non posso dare il giusto credito al primo pubblicatore. In questa ricetta mi si spiega che "La madeleine o magdalena o maddalena è un dolce che viene tradizionalmente consumato durante la prima colazione spagnola" (ohibò vuoi vedere che i monsù francesi non c'entrano niente con la diffusione delle maddalene a Napoli?) "In molti paesi della Navarra e dell'Aragona vengono sempre offerte nei giorni di festa ad amici e parenti. La ricetta qui riportata segue quella delle Clarisse del convento di Santa Ana, a Onati e, rispetto a quella più comune, contiene più latte e meno uova." Ok, mi son detta... proviamola, anche se non mi risulta che le maddalene si facciano con l'olio di oliva.

MAGDALENAS - Maddalene all'olio di oliva


Ingredienti:
per circa 24 magdalenas:
2 uova
45 cl (400 gr) di zucchero
30 cl (300 gr) di latte
34 cl (300 gr) d'olio d'oliva extra vergine
90 cl (540 gr) di farina
1 bustina di lievito per dolci

Piccoli stampini di carta da forno, o uno stampo in silicone

I più attenti fra voi avranno già aguzzato gli occhi alle dosi. La ricetta originale riportava solo i volumi e lì per lì non mi sono resa conto della quantità di impasto che ne sarebbe scaturito. Fortuna che la prima volta, per provarla, ho dimezzato le dosi :)
Preriscaldare il forno a 175°. Disporre gli stampini su di una teglia. Sbattere le uova con lo zucchero (la ricetta originale dice di usare solo i tuorli ma non mi convinceva), fino a ottenere un composto giallo chiaro che cade dal cucchiaio in un filo discontinuo. Unire anche gli altri ingredienti avendo cura di alternare il latte e l'olio con la farina. Aggiungere per ultimo il lievito. Mescolare bene.
Aiutandosi con un cucchiaio versare l'impasto negli stampini di carta (o nello stampo in silicone) riempiendoli per 2/3 in modo da lasciare alle magdalenas la possibilità di gonfiarsi bene. A questo punto, rendersi conto che la vostra teglia di silicone con 9 formine per maddalene non basterà mai ad accogliere tutto quell'impasto, e tirare fuori di fretta e furia i vostri stampini per muffin, che all'epoca erano solo sei, ma di impasto ce n'è ancora un bel po' quindi? Quindi tirare fuori anche lo stampo da plum cake e finirlo tutto lì dentro!
Infornate e lasciate cuocere per 20 minuti o fino a quando i dolci non risulteranno ben dorati e gonfi, cercando di far cuocere tutti uniformemente nonostante le forme diverse :)

Dunque, come disquisito precedemente, non c'è nessuna possibilità che i dolcini che escono sappiano di mandorla, per la evidente e totale assenza di alcunchè sia in qualche modo in relazione con la mandorla, per cui... per cui? Per cui escono delle maddalene stralievitate ma buonissime, che sanno di plum cake e che hanno allietato parecchie colazioni. Insomma, non era la ricetta che cercavo, ma da allora questo è stato uno dei miei impasti preferiti per il plum cake da colazione! Mi sa che un giorno devo decidermi a dare retta alla ricetta e provare a usare solo i tuorli :)
Nella foto li vedete in versione muffin con dei pezzetti di cioccolata di modica all'arancia. Sono un po' troppo abbronzati... perchè ho sempre il terrore di farli crudi, ed esagero sempre al contario!!

giovedì 10 dicembre 2009

Nessuno è perfetto



Salta le chiacchiere e vai alla ricetta: Salsa Harissa

F. è il mio pusher di verdure biologiche e biodinamiche. F. ogni settimana, mi consegna una cassettina piena di bontà. F. è simpatico, preparato e disponibile. F. sopporta tutte le mie domande sceme. F. consiglia, racconta e spiega. F. parla delle sue piantine con l'amore di chi vi dedica tanta fatica e ne trae molta soddisfazione. Mi spiega che ci sono poche insalate perchè in questo periodo ci sono le lepri che fanno razzia. Che la settimana prossima forse vedremo le prime melenzane. F. ha un negozietto molto vicino a casa dove trovare tutte quelle cosine esotiche tipo agar-agar, alga nori, miso d'orzo e stranezze simili per reperire le quali, altrimenti, occorre recarsi nei capoluoghi, solitamente lontani dai miei percorsi. Il negozietto di F. qualche tempo fa, era insolitamente... rosso.
Gli chiedo se non hanno piantato un po' troppi peperoncini piccanti: solo in negozio ce ne sono tre cassette. F. si rabbuia. Gli hanno mandato i semi sbagliati e se n'è accorto quando sono spuntate le piantine. Ridiamo insieme. Nessuno è perfetto. Poco male, ho la ricetta giusta per liberarti di un bel po' di quelle bombette piccanti.


SALSA HARISSA


Tratta e adattata da qui.
250 gr peperoncino rosso piccante
4 spicchi d'aglio
3 cucchiai di prezzemolo
1 cucchiaio di coriandolo secco in polvere
1 cucchiaio di foglie di menta secca
1 cucchiaio di semi di carvi
olio evo
1 cucchiaio di sale fino

L'harissa (in arabo vuol dire "pestato") è una salsa a base di peperoncino rosso che dà il gusto piccante e il colore rossiccio a molti piatti della cucina Nordafricana, particolarmente della Tunisia. La si può acquistare già pronta per l'uso, ma tradizionalmente si prepara in casa in un modo non eccessivamente difficoltoso. Togliere ai peperoncini i piccioli e i semi e lasciarli in un po' d'acqua per un'ora. Trascorso questo tempo, sgocciolarli e pestarli con gli ingredienti o, per fare più in fretta, versare tutti gli ingredienti nel mixer dopo aver mondato l'aglio, agiungendo un filo d'olio. Ricavate un composto molto denso e conservarlo infine in frigorifero in un barattolo di vetro.
Ogni volta si preleva un po' di salsa, versare sempre un po' d'olio sulla superficie, in modo che la conservazione dell'harissa sia più sicura.

L'harissa è ottima sulle zucchine al vapore, ad esempio, o per dare un gusto un po' esotico al minestrone. La ricetta originale prevede le foglie di coriandolo al posto del prezzemolo ma sinceramente... il coriandolo fresco ha un sapore (e soprattutto un odore) tremendo :(
I semini dei peperoncini di solito li butto ma essendo la parte più piccante probabilmente si potrebbero seccare e tritare per ottenere una polverina... atomica!!
Infine, se cercate F. lo trovate al circolo Arci "Il Gelso" (indirizzo qui a fianco) tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 e il sabato dalle 9.00 alle 12.00

martedì 8 dicembre 2009

E il cerchio si chiuse



Correva l'anno 2005 d.c., la vostra borghetta e il Super erano piuttosto indaffarati ad organizzare il loro matrimonio di copertura e a decidere la destinazione della prossima missione di esplorazione. Deciso dunque di spostare l'astronave nell'orbita del capoluogo del regno della Signora e Regina di tutti gli Abruzzi (a proposito... Memole!! Quando torni???), alla vostra 3di15 fu assegnato il nuovo ruolo di copertura: da tecnologica bibliotecaria avellinese a indaffarata casalinga abruzzese.
Superando i limiti oggettivi (astronave in affitto, esose compagnie telefoniche, ecc) grazie all'inventiva  e all'intraprendeza dei giovani ingegneri abruzzesi, si riuscì ad avere anche una discreta connessione ad internet, giusto per tenersi in contatto con la nave madre a dei costi accettabili. Non sono molti passati molti anni, ma si parlava ancora poco di social network e anche i blog erano un oggetto un po' misterioso. Non ci crederete, ma internet all'epoca lo usavo soprattutto per lavoro (sento già le risate) navigando sui forum di programmazione per capire perchè quel comando di VB6 non faceva quello che doveva fare (casalinga sì, ma sempre ingegnere!).
Si cominciava, però, a vedere in giro anche cose più interessanti, e non ricordo esattamente come mi sono imbattuta la prima volta nel mio primo foodblog, in cui una simpatica signora un po' belga e un po' romana cucinava e fotografava cose piuttosto interessanti, come l'ottimo pulpo alla gallega che sperimentai appena lo vidi.
Inutile dire che mi fece venire subito voglia di provare ad aprire un blog, visto che di pasticci in cucina ne facevo un bel po' di mio, ma per molti motivi la decisione fu rimandata. E rimandata. E rimandata. In primis, la mia atavica pigrizia. In secondo luogo, sono una frana a fare le foto e per qualche motivo non ho mai imparato ad usare bene la macchinetta digitale di casa, credo sia incompatibile con la mia programmazione (leggi: troppo pigra per leggere le istruzioni, e quindi si ritorna alla prima ragione). Insomma, ho rimandato la decisione a giorni migliori, e nel frattempo ho anche perso di vista per un po', causa altre manovre con l'astronave e inettitudine a usare i segnalibri del browser, il cavoletto e tutto il mondo dei blog che nel frattempo cresceva a dismisura.
Dopo pochi mesi di lontananza forzata da internet, ecco che ritrovo Sigrid ormai diventata, meritatamente, una vera stella del web, e tantissimi altri che sono stati meno pigri di me nel condividere i loro manicaretti. E per fortuna che è diventata famosa, la nostra belga preferita, che così ha avuto voglia di scrivere un libro. E di presentarlo in giro per l'italia. E di capitare vicino vicino all'attuale posizione dell'astronave.
Non potevo dunque mancare, il 1 dicembre alla Libreria Ambasciatori nonchè Eataly Bologna, dove Sigrid, accompagnata a sorpresa da Stefano Bonilli, è venuta ad incontrare i suoi lettori. Quindi eccoci qua, sala strapiena, facce curiose che si guardano in giro. Scommetto che più d'uno si è chiesto, come me, quanti dei presenti avessero un blog. Avrei voglia di chiacchierare con tutti, ma mi frega, come al solito, la mia tremenda paura del primo contatto, il ghiaccio da rompere. Pazienza, leggerò i resoconti :)
Ed eccola che arriva, un'esile figura, sorriso, coda di cavallo e scarpe da ginnastica.  Così, oltre a sapere che è una gran buongustaia e una bravissima fotografa, ora so quello che sospettavamo da sempre: che Sigrid è anche una bellissima persona. Simpatica. Disponibile. Le piace raccontare, raccontarsi ed ascoltare, con una spontaneità che lascia una gran dolcezza addosso. Rilascia autografi e consigli, racconti e aneddoti. E fa anche domande difficili. Almeno a me. "Di dove sei?" Mi ha chiesto. Sono praticamente un'insalata mista, le ho risposto.
E' stata una serata bellissima, che si è conclusa in dolcezza, con il buffet offerto da Eataly (che buoni che erano quei torcetti!!) e adesso ho anche io il mio libro del cavolo, che è già pieno di segnalibri sulle ricette da provare. Purtroppo non ho foto da condividere in quanto il mio fido telefonino tuttofare ha pensato bene di abandonarmi all'ingresso in libreria, vi lascio perciò con una ricetta eseguita qualche tempo fa, tratta ovviamente dal cavoletto, una ricetta che adoro perchè è l'unica che mi sia mai riuscita in fatto di briochine!!

Briochine di Christophe Felder (Via Cavoletto)


250g farina (possibilmente manitoba)
165g burro
3 uova (medie/piccole)
30g zucchero
10g lievito di birra fresco
latte 2 cucchiai
sale 1 cucchiaino

tuorlo 1
granella di zucchero

Mescolare la farina con lo zucchero e il sale. Far intiepidire il latte e farci sciogliere il lievito. Sistemare gli ingredienti secchi nell’impastatrice (io ho usato la pastamatic), e a velocità media aggiungere le uova e il latte con il lievito. Impastare per qualche minuto, poi aggiungere il burro morbido.
Quando l’impasto sarà liscio ed elastico (e qui riferisco lo stesso problema avuto da Sigrid, anche usando delle uova picoline, occorre aggiungere altra farina), spegnere, formare una palla e lasciarla lievitare coperta di pellicola e panno per un’ora (ehm, io l'ho lasciata nella pastamatic e l'ho solo coperta con un panno). Riprendere l’impasto, sulla spianatoia spolverata con un po’ di farina, formare un salsicciotto poi dividerlo in 9 parti uguali. Formare 9 palline e sistemarle in degli stampi da muffin (se sono in silicone è più semplice). Coprire di nuovo e lasciar lievitare per due ore. Dopo questo tempo, spenellare le briochine con un tuorlo sbattuto con un goccio di acqua, cospargere con un po’ di granella di zucchero. Io ho usato dei coloratissimi cristalli di zucchero aromatizzati all'arancia e cannella, acquistati all'Aquila in una bellissima cioccolateria prima di partire per altri lidi. Infornare a 180° per 15-20 minuti o fino a quando le briochine saranno dorate. Lasciar raffreddare su una griglia.

Scrivendo questo post mi sono resa conto, una volta di più, quanto sia stato speciale per noi il breve periodo passato in Abruzzo. Spero tantissimo che si faccia di tutto per far rivivere al più presto quei luoghi magici.

domenica 6 dicembre 2009

La parte degli angeli



Del mio smodato amore per l'aceto balsamico, vi ho già accennato, specialmente per quello giovane da insalata. Fatto sta che una volta scoperto il fornitore giusto di cotale meraviglia, in casa ormai non manca mai una bella scorta di bottiglie piene del costoso ma delizioso elisir. Per qualche tempo le suddette bottiglie hanno condiviso l'armadietto delle dispensa con le bottiglie di vino da tavola che, bontà loro, vicemamma e vicepapà ci portano dalle terre beneventane.
Ora, non so se sia vero che il vino "sente" l'aceto vicino o che, più probabilmente, noi non siamo dei gran bevitori e forse la dispensa non ha esattamente le caratteristiche di una cantina, fatto sta che più di una bottiglia di vino, sia rosso che bianco, si è guastata, ovvero, come si dice "è andata in aceto".
Ordunque, sarà che detesto gli sprechi di vettovaglie liquide o solide, sarà che gli avanzi sono una bella sfida creativa, sarà che dalla terra dei sughi, saba e savòr ho imparato che nessun frutto della vite deve andare sprecato, sarà che un contadino una volta mi disse che questo è talmente vero che se il vino evapora dalla bottiglia tappata si dice che quella sia la parte degli angeli, fatto sta che mi sono messa a difendere a spada tratta le povere bottiglie acidelle dalla mano efficientista del Super che, non a torto, ogni tanto ribadisce che lo spazio, per quanto estensibile, non è infinito e conservare ogni cosa in attesa di future ispirazioni può essere problematico.
Sapevo dunque di dover trovare piuttosto in fretta un degno compito per le mie acidelle. Ho provato, inutilmente, ad ottenere del vero aceto, tentando ogni metodo, dai tre spaghetti alla mescolata con aceto vero: il processo si rivelava troppo lungo e i risultati non molto soddisfacenti.
La blogosfera è, ovviamente, risultata utilissima ancora una volta. La riduzione di vino proposta da fiordizucca mi era piaciuta moltissimo, ed essendo una grande fan dei sapori agrodolci, mi è venuto in mente che potevo provare a fare una riduzione di vino leggermente acidulo ma non proprio acetificato, per cui ho messo a sobbollire gli acidelli, rossi e bianchi, in due pentolini separati, con l'aggiunta di qualche cucchiaio di miele. Quando il liquido si è ridotto e si è addensato (ci possono volere anche due ore, tenete le finestre aperte...), ho imbarattolato e lasciato raffreddare.
Ho ottenuto una specie di miele aromatico e profumato, ottimo ovviamente sul risotto, ma anche sul pane a merenda, sui formaggi stagionati e sulla ricotta, che si conserva bene in frigorifero, che probabilmente si può usare al posto del mosto cotto nelle ricette che lo prevedono, e soprattutto, era perfetto per questa ricetta, con i dovuti aggiustamenti.


CIPOLLE BALSAMICHE


4 grandi cipolle
60 ml (4 cucchiai) di burro
60 ml (4 cucchiai) aceto balsamico (non tradizionale)
30 ml (2 cucchiai) di riduzione di vino (o più, a gusto)
1 pizzico di sale

Pulire ed affettare le cipolle a metà. Affettarle poi in fette non troppo sottili.
Sciogliere il burro in una larga padella, possibilmente con il fondo abbastanza spesso. Unire le cipolle e cuocere su fuoco medio finchè non diventano traslucide.
Aggiungere l'aceto balsamico, la riduzione di vino e il sale. Cuocere su fuoco basso per 15 o 20 minuti finchè le cipolle si ammorbidiscono, mescolando ogni tanto.
Servire tiepide o lasciare raffreddare completamente prima di imbarattolarle e conservarle in frigo.


La ricetta l'ho eseguita in due versioni: con cipolle dorate per l'acidello dorato e con le cipolle rosse per l'acidello rosso che tra l'altro è stato accidentalmente imbarattolato in una bottiglietta in cui avevo conservato dei chiodi di garofano, per cui si è anche aromatizzato :)
Sarà che io amo le cipolle, ma mi sono piaciute un sacco, da provare su dei crostini o per accompagnare del tonno alla griglia.
Insomma, un riciclo creativo riuscito, ma sempre un riciclo giusto? Le bottiglie di aceto ora abitano opportunamente lontane da quelle di vino, e questa l'avevo già opportunamente classificata nella categoria delle ricette difficilmente ripetibili, come molte delle mie preparazioni. E invece l'isola dei venti mi riservava un'altra sorpresa, ma merita un post a parte.

Zi, Buana!

- Pronto?
- Ciao Elisabetta, sono Suor Chiara
- Suor Chiara ciao! Come stai? Che piacere sentirti, da quanto tempo...
- Eh lo so, il telefono è un oggetto obsoleto per una dipendente da internet come te, sarà per questo che non chiami mai.
- ....
- Comunque noi tutto bene grazie, voi? Finito di sistemare casa?
- Finito è una parola grossa, diciamo che c'è l'essenziale
- E' già un inizio. Spero che tu ti sia ricavata un angolino in cui lavorare
- Be', ecco, io...
- Perchè tu stai lavorando vero?
- ...
- Perchè tu ti ricordi dei bambini peruviani che accogliamo
- Ma certo, io...
- Sai che devono mangiare tutti i giorni, no?
- Be' certo, ovvio
- E sai anche che adesso sono cinquecento...
- Cinquecento?!?
- Esatto, quindi datti da fare.
- Agli ordini
- Brava. Ci vediamo a Natale?
- Ci vediamo a Natale

Non so perchè, ma ultimamente mi sento osservata.






 
 

P.S. Ora sapete perchè in questo periodo ho cucinato poco. Non è detto che riesca a riprendere le attività i fornelli molto presto, perchè ora "tocca" preparare gli addobbi per l'alberello!!