lunedì 28 luglio 2008

Ve li venite a pigliare, si o no?!?

Yep, lo so, sono un po' teledipendente. Soprattutto, se comincio a seguire una storia devo "sapere come va a finire". E i telefilm americani sono piuttosto bravi a tenere alta l'attenzione. Ma qualche volta esagerano. Stasera comincia la quarta stagione di Lost su RaiDue. Prima visione. Più o meno, visto che saremo rimasti in 3 in tutta italia a non averla ancora vista in qualche altra maniera.
La trasmettono d'estate perchè pare che la terza stagione non abbia fatto questi grandi ascolti. Ma va? A parte il fatto che è una delle serie più complicate da cominciare a seguire a metà (anche se adesso si porta, non so se avete presente Prison Break!), se devo dire la verità mi ha un po' stufato un'ulteriore stagione di domande senza risposta... senza che uno, dico UNO dei personaggi abbia posto la domanda che mi frulla nel cervello dall'inizio: "Ma vi sembra normale a voi ALTRI guardare un aeroplano precipitare e non soccorrere i superstiti?!?" No, invece di domande semplici tipo questa si perdono dietro a ragionamenti filosofici...
Lo so, la domanda vera che mi dovrei porre è "Chi te lo fa fare di continuare a guardarla..." Be' almeno posso scrivere di qualcosa quando non ho ricette da postare ;) e poi pare che qualche risposta adesso comincerà ad arrivare...

Entschuldigung?!? Vi presento la SturmZuppen!!


Dopo un piccolo malinteso avuto, da piccola, con un piatto di pasta e fagioli (che è uscito da dove era entrato), per un bel po' di anni sono stata in guerra con l'intera tribù dei legumi.
Poi ho cominciato a stringere armistizi temporanei con alcuni rappresentanti scelti, scoprendone anche di nuovi, grazie anche alla paziente opera diplomatica fatta da cereali come orzo e farro. Insomma, risi e bisi sono rientrati presto nella mia dieta, pasta e lenticchie pure, zuppe di tutti i tipi, anche. Per i ceci, poi, ho a poco a poco sviluppato una vera passione. Con le cicerchie sono in fase interlocutoria e ultimamente ho riaperto le trattative anche con i fagioli.
Il problema con i legumi, specie quelli genuini, biologici, equosolidali and so on è che bisogna programmarne il consumo (24h di ammollo, 4 ore di cottura, ecc).Chi mi conosce un po' sa quanto sia allergica ai programmi, le mie cene, tranne rare eccezioni, si decidono alle 19.30 aprendo il frigo.
Per non ricorrere sempre a scatolami vari quando mi viene la voglia di legumi, quindi, ho pensato di inserire la pentola a pressione nella lista nozze visto che da più parti si diceva che quest'attrezzo fosse un grande aiuto alla moderna donna indaffarata...
In realtà non avevo una grande esperienza in materia visto che la pentola a pressione di famiglia si era guastata quando avevo circa 8 anni e non era mai stata sostituita. Però ricordo che mi piaceva guardare il fischietto che girava come un disperato, mi ricordava le locomotive dei cartoni animati. La marca della pentola, quindi è stata scelta più dal negoziante che era un punto vendita www.wmf.it che da me (anche se l'ho approvata solo dopo che mi aveva stragiurato che potesse essere lavata anche in lavastoviglie). Ed è così che una signorina tedesca di nome "Perfect Plus" (troppo pretenzioso, per me è stata da subito la SturmZuppen, e basta) ha fatto il suo ingresso in casa. E da subito ho capito che sarebbe stato amore e odio a prima vista :)
No, non è un post pubblicitario, non sono ancora così famosa da farmi pagare per far la pubblicità a qualcosa :P e non so se qualcuno avrebbe mai questo coraggio (sono famosa per trovar difetti a qualunque cosa, vero Liscademì?). Diciamo piuttosto qualche riflessione in libertà, che magari può essere utile a qualcuno.
Dicevamo che la tedesca si è piazzata in casa, con il suo libretto di istruzioni degno di un modulo della NASA. Devo dire che la pentola si presenta bene, non è ingombrante come temevo e ha una bella e comoda apertura a baionetta che niente ha a che vedere con quella scomodissima che mi ricordavo con il coperchio che si "avvita".
Ma qui viene il primo problema nell'utilizzare una pentola a pressione, di qualunque marca sia, considerazione che non avevo fatto all'acquisto: la mia innata curiosità. La pentola si chiude e poi la lasci andare, SENZA POTER VEDERE COSA SUCCEDE DENTRO... Per me che cucino principalmente "a occhio" è una vera sofferenza stare ad aspettare per vedere cosa uscirà... Il primo che inventa la pentola a pressione trasparente me lo faccia sapere che la compro di sicuro :D
Secondo problema, le ricette per la pentola a pressione di solito sono molto tarate su un particolare tipo (o meglio, marca) di pentola per cui vanno pazientemente adattate e corrette (di solito passando per qualche tentativo non proprio riuscito). Anche perchè quasi tutte le ricette calcolano i tempi di cottura a partire dal "fischio", perchè tutte le pentole a pressione che si rispettino hanno il loro bravo fischietto. Ormai mi conoscete, potevo mai avere una pentola normale io? Ebbene, la WMF non fischia. Il che, se vogliamo, è anche comodo se state cucinando la zuppa per la cena e cercando di capire se mai andranno a recuperare gli sperduti dell'isola (a proposito, stasera comincia la quarta stagione in chiaro, ma sto divagando...)
A questo punto è meglio se descrivo a grandi linee come funziona la SturmZuppen, altrimenti non ci capiamo. Una volta sistemato il contenuto dentro la pentola, si chiude il coperchio (dopo aver verificato guarnizioni, valvole, ecc come descritto sul manuale minatorio nella sezione sulla sicurezza... la prima volta mi sembrava di dover avviare i motori all'antimateria dell'Enterprise anzichè una zuppa, o forse sono io che sono paranoica?).
Primo problema: il contenuto. Il manuale minatorio raccomanda di non mettere MAI meno di 1/4 litro di liquido all'interno, pena carbonizzazione di cibo e pentola. Ora, siccome la pentola dentro è graduata, che gli costava ai progettisti di mettere anche la tacca del 1/4 di litro?? Invece trovo solo le tacche 1/3, 2/3 e MAX (che poi è la capacità massima della pentola, nel mio caso 4,5l ma ce ne sono di più piccole e di più grandi: la cosa bella è che lo stesso coperchio si adatta a più pentole, e qui finisco con la pubblicità).
Comunque, una volta ben chiusa si mette sul fornello. Quando giunge a pressione, sul coperchio c'è un pistoncino che comincerà a sollevarsi. Il pistoncino ha degli anelli colorati che indicano la pressione (e dunque la temperatura) interna, perchè la formidabile tedesca può, secondo i creatori, cucinare a due temperature diverse, indicati dai primi due anelli (gialli) sul pistoncino. Se esce il terzo anello (rosso!!) la pressione interna è troppa e quindi va ridotta. Insomma, quando esce l'anello desiderato, si regola il fuoco in modo da tenere fermo il pistoncino.
Già. Ho scoperto che non è poi così facile tenere fermo il pistoncino, anche regolando il fornello più piccolo al minimo, la temperatura bassa non la mantiene mai e soprattutto, come avrete già capito... occorre tenere d'occhio la pentola e soprattuto il livello del pistoncino!! Ma la pentola a pressione non doveva fare tutto da sola?!? (Lo so, sono un'incosciente, la roba sul fuoco non va mai lasciata senza sorveglianza...)
Una volta cotto per il tempo desiderato, bisogna lasciar raffreddare la pentola, ovvero aspettare pazientemente che il pistoncino rientri nel suo alloggiamento, operazione che richiede per lo meno mezz'ora (Sono curiosa di sapere se succede anche con le altre pentole...) a meno di non ricorrere a metodi di raffreddamento suggeriti (ma caldamente sconsigliati) dal manuale minatorio, ovvero scaricare la pressione a mano o mettere la pentola sotto l'acqua fredda. E vabbè, addio sogno di cucinare e servire una bella zuppa in mezz'ora nelle serate invernali!
Di scaricare la pressione a mano ve lo sconsiglio anch'io. Il manuale minatorio dice che rovina il contenuto, io dico che rovina anche la cucina, visto che la prima volta che ci ho provato ha scaricato anche l'acqua dei ceci su tutti i fornelli... (giusto per la precisione, no, i ceci non ne hanno minimamente risentito, alla faccia del manuale!!). Insomma, prima di aprire le valvole piazzatevi almeno sul lavello, ma mettete in conto qualche schizzo.
Passiamo al manuale minatorio. La parte tecnica è estremamente chiara e completa, la parte delle ricette un po' meno, e forse c'è qualche problema di traduzione.
Arrivati a questo punto, forse vi starete chiedendo se sono soddisfatta dell'acquisto, dopo tutte le critiche e gli appunti che sono stata capace di infilare ;) Adesso chi mi chiede una recensione sa a cosa va incontro :D
Comunque, anche se forse ho dovuto rivedere le mie aspettative, la trovo utile, resistente, facile da pulire e, nonostante le mie polemiche, facile da usare. Inoltre, cucinare senza che ti si riempia la casa di odore di lenticchie effettivamente è comodo!! Non conosco le altre marche, per cui non so se alcuni "difetti" sono comuni a tutte (vedi tempi di raffreddamento).
Quello per cui è utilissima è cuocere una gran quantità di legumi da tenere pronti in casa all'occorrenza. Uno dei primi esperimenti fatti è stato quello, guarda un po', di cuocerci i ceci. Da 400 gr di ceci secchi (ovviamente quelli di liberaterra ;), senza nessun ammollo, si ricava, con circa una mezz'ora di cottura sull'anello più caldo, un bel kiletto di ceci cotti. Un po' li ho scolati, fatti raffreddare e congelati. Il resto, incorciando le indicazioni trovate sul blog di fiordizucca e quelli del manuale minatorio (abbastanza scarne!!), li ho imbarattolati con la loro acqua di cottura e sterilizzati nella stessa pentola a pressione. Un barattolo è scoppiato ma non ha fatto danni nè agli altri barattoli nè alla pentola. In caso di sterilizzazione di barattoli, sconsiglio assolutamente scorciatoie per il raffreddamento, perchè fuoriesce il liquido dai barattoli.
Peccato che la grandezza della SturmZuppen non abbia permesso la produzione di più di quattro barattoli, che sono finiti ben presto...
Cercherò di postare gli ulteriori esperimenti, ma giusto per concludere in bellezza ho scoperto che la SturmZuppen è stata premiata "Migliore del Test" in un test comparativo di Altroconsumo ma no, neanche lì si sono sprecati a darmi qualche ricettina!! SOB!!

giovedì 24 luglio 2008

Realtà Virtuale, Affetto Reale!!

Sì, vabbè, forse. Forse hanno ragione quelli che dicono che è tutta un'illusione, che in fondo si tratta solo di bit e byte, di puntini luminoso su uno schermo. Che la realtà virtuale ci allontana dalla realtà... reale. Che siamo drogati di internet e di informazioni. Forse. Ma in giorni come questi benedico internet e chi l'ha inventata, perchè mi permette di rimanere in contatto quasi quotidiano con amiche ormai lontane (sì, è vero, sono sempre io che vado fuggendo, ma ormai mi son convinta che questo è il mio karma).
Quindi viva la tecnologia, viva i blog e viva gli amici, che questo mio blogghetto sia una festa virtuale per chi conosco da anni, e per chi conosco solo virtualmente e per chi passa casualmente di qua e per tutte le categorie intermedie.
Che i miei sproloqui valgano per tutte le cene e le feste reali che non sono riuscita a organizzare causa kilometri interponentisi. Poca cosa, lo so, ma oggi sono talmente felice di aver scoperto che una mia carissima amica lontana (meglio non dire da quanti anni... diciamo dalla seconda elementare, avete capito bene, dalla seconda elementare...) ha anche lei un blog che mi permette di tenermi aggiornata sulle sue ultime avventure, sono talmente felice che un piccolo sproloquio te lo dovevo dedicare, mia carissima Sandra e adesso che ho anche scoperto che RadioNorba la radio per cui lavori (ebbene sì, la mia amica ha una voce meravigliosa..) ha messo lo streaming sul sito be'... a ora di pranzo auricolare all'orecchio che fa tanto professional e occhio all'ufficio del capo, quando posso ora finalmente posso ascoltarti!!! Ma che amici talentuosi che ho!!!

mercoledì 23 luglio 2008

Guarda che così ingrassi!!

La prima cosa che ho pensato quando ho visto il loro sito è stata che non ho mai conosciuto un informatico che non fosse una buona forchetta. Di chi sto parlando? Dei simpaticissimi ragazzi che hanno messo su prima il sito del Il Bloggatore, che permette di tenersi sempre aggiornati sui blog che parlano di informatica (e, credete a me, blog e forum aiutano a risolvere mooooooolti problemi dopo che il manuale l'hai spulciato dall'inizio alla fine).
Poi, evidentemente, gli è venuta fame al bloggatore e così ha cominciato a raccogliere tutte le ricette che poteva, e quindi potevo mai non contribuire al virtuale banchetto imbastito da dei colleghi informatici?? Se vi va, quindi, la cucina del bloggatore è sempre aperta e ci trovate sempre qualcuno che "inciarma" come direbbe mia madre.
La cosa che trovo molto divertente, essendo io eclettica di natura, è che questa iniziativa è nata come costola di un sito che parlava di tutt'altro. E del fratello maggiore ha conservato layout e aggregazioni, come la lista dei blog più attivi o 30 blog a caso o ancora l'interminabile lista di etichette che ti permette con un'occhiata di vedere cosa si dice in giro...
Complimenti per l'iniziativa e attenti che il bloggatore non ingrassi troppo!!

giovedì 10 luglio 2008

Mamma, Mamma! Come si fa l'aglio?


Portate un cittadino in campagna, recita la pubblicità, e sarà un vero disastro. Sofficini a parte, la soluzione migliore è portare la campagna dal cittadino, e questa particolare cittadina voglia di campagna ne ha sempre avuta davvero tanta ma, data la sua proverbiale pigrizia, doveva essere anche una campagna bella comoda. Diciamo che in teoria, questa cittadina è sempre stata molto favorevole a mangiare quando si può i prodotti nella loro stagione, è sempre stata instintivamente restìa a comprare le fragole a dicembre e non ha mai cercato le pesche ad aprile (l'ho visto fare, vi giuro che l'ho visto fare) ma sempre al supermercato andava, questa cittadina.
Fortunatamente, la campagna è generosa e come la proverbiale montagna si è attrezzata per andare incontro alla pigra cittadina.
Quando la cittadina viveva ad Avellino ha preso la forma dei contadini che vendevano le verdure dell'orto (o almeno così raccontavano...) sotto le sue finestre, e che le hanno spiegato come fare le papaccelle (una specie di peperoni nani, immaginate dei peperono larghi quanti quelli normali ma lunghi la metà) sotto aceto, scandalizzandosi un po' che lei non lo sapesse per scienza infusa.
All'Aquila si è espressa in molti modi, ad esempio tramite la signora Assunta che la trota appena pescata la serviva con i pomodori colti "on demand" e dove scoprivi la grandezza dei gamberi di fiume a seconda della stagione (si vede molto che ci piaceva tanto tanto andare a mangiare alla trattoria dalla signora Assunta??)
Ma qui a Bologna e dintorni la campagna ha raggiunto l'apoteosi organizzativa, e non poteva essere altrimenti in una regione efficiente, organizzata e mangereccia come questa!!
Cominciamo dalle bancarelle di frutta e verdura che i contadini attrezzano lungo le strade durante la bella stagione (solo per andare al lavoro ne incrocio quattro, resistere alla tentazione di fermarsi a tutte è veramente dura!). Sì, lo so che le bancarelle dei contadini esistono dappertutto, ma ve l'ho detto che questa cittadina è piuttosto pigra e finchè non se l'è trovate sotto il naso, insomma, non se le andava a cercare!!
Continuiamo poi, se non avete voglia di cucinare, con l'andare al Cucco, agriturismo in cui il menu cambia con la stagione, non ci abbiamo mai mangiato due volte la stessa cosa. Ma se poi vi va di riportarvi qualcosa a casa, capita che proprio nel paesino vicino al tuo scopri che il Cucco ha una rivendita della sua verdura che per di più organizza... squillo di tromba, rullo di tamburi... un gruppo di acquisto, meglio noto con l'affettuoso appellativo di GAS!! Niente di trascendentale, direte voi, ormai sono piuttosto diffusi, come per esempio il Bioexpress che ho già visto citato qua e là nella blogosfera, ma ricordate sempre la pigrizia della cittadina.
Insomma, la campagna ce l'ha fatta e adesso ogni venerdì entra in casa nostra sotto forma di cassetta piena di una selezione di verdura assolutamente casuale e strettamente legata alla stagione (non l'ho mai pesata, ma per 5 euro ce n'è di roba!!). Il che libera la cittadina pigra anche dalla "fatica" di dover scegliere che si mangia... si mangia quel che c'è, e basta!
Ora si sa, alla natura non si comanda, per cui nella prima cassetta, arrivata all'inizio di giugno, c'era una gran varietà di roba verde o quasi (lattuga lollo, radicchio variegato di castelfranco, rucola, sedano...), dei bei cipollotti freschi, qualche carota e tanto, tanto, ma TANTO aglio fresco, che credo in vita mia di non aver mai visto. La prima reazione in casa è stata più o meno "ah, l'aglio non cresce secco nelle retine del supermercato?"
La seconda reazione è stata, ovviamente, che cavolo ci si fa con tutto quest'aglio?!? La cittadina ha così scoperto che la campagna aveva anche giocato un brutto scherzo alla pigrizia, perchè quando la cassetta arriva, bisogna mettersi sotto e cucinare, ma fortunatamente ai fornelli sono sempre stata un po' meno pigra che altrove ;)
E' così, visto che finalmente in tanto era arrivato il caldo, mi sono ricordata di una ricetta che mi aveva avvicinato per la prima volta alle insalate di pasta, visto che in casa mia la pasta fredda è sempre stata una specie di anatema!! Tra l'altro questa ricetta fatta con l'aglio fresco viene proprio bene perchè l'aroma di aglio è più delicato e meno pungente del suo collega avvizzito.


LA PASTA FREDDA CHE SEMBRA CALDA

Ingredienti:
Qualche spicchio d'aglio, meglio se fresco, o comunque non troppo forte
Prezzemolo (volendo, sia foglie che gambi)
Basilico
Roba piccante (peperoncino secco, fresco, la pasta di peperoncino di Liberaterra, quello che volete, insomma)
Olio extravergine di oliva
Pasta corta

La ricetta è stupidamente semplice, e l'avrete già immaginata. Frullate tutti gli ingredienti in modo da ottenere una salsetta. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata ecc. ecc. e appena scolata passatela sotto l'acqua fredda per fermare la cottura. Condite la pasta con il trito e fate raffreddare a temperatura ambiente (possibilmente scoperto, altrimenti fa condensa e si forma una mappazza di pasta) e poi mettetela qualche ora in frigo. Questa ricetta si poteva anche chiamare "La pasta fredda, ma anche calda" come direbbe Crozza vestito da Uolter, perchè si può anche usare la salsetta per condire la pasta calda per avere un primo tradizionale ma fresco e leggero per l'estate. Facoltativamente, aggiungete alla salsetta qualche altra roba verde (tipo menta, foglie di sedano, rucola... io ho aggiunto tutti e 3!) e/o cipollotti freschi e/o dei pomodorini freschi tagliati a quartini e/o delle carote a pezzetti, che dovrebbero, queste ultime, anche aiutare levare un po' il senso di aglio!!!


P.S. L'aglio è stato in parte congelato e in parte messo a seccare (dovevo provarci!! Vi farò sapere, per ora sto notando che solo da secco si fanno le caratteristiche striature viola); la rucola anche è finita nel congelatore sotto forma di una specie di pesto (solo olio, rucola e basilico) cui aggiungere grana e pinoli all'abbisogna oppure da usare così per condire le verdure, le patate in insalata per esempio; l'insalata, manco a dirlo, è già finita; ora però... avete qualche idea creativa su come finire qualche kg di carotine?!?

martedì 8 luglio 2008

La Scoperta dell'insalata


Lo dovevo sapere; eppure lo dovevo sapere; semplicemente, lo dovevo sapere. Dopo che mi hanno spacciato qualunque cosa rotonda, bianca e molliccia per mozzarella, la dovevo immaginare la differenza tra prodotto commerciale e l'originale.
Ma andiamo con ordine.
Non sono (non ero?) una grande amante dell'insalata, per cui sono abituata a nasconderne il sapore con litri di aceto. Da un po' di tempo usavo l'aceto balsamico, ovviamente quello comprato al super.
Ora, che l'aceto balsamico vero fosse diverso da quello del supermercato me lo immaginavo, specie da quando ho scoperto che una delle fabbriche dell'aceto balsamico "di Modena" di una nota marca si trova ad Aversa. Quindi, visto che i casi della vita mi hanno portato a lavorare in provincia di Modena ho pensato fosse mio preciso dovere informarmi sul mistero dell'aceto ;)
Per aceto balsamico tradizionale (occhio al "tradizionale" che cambia tutto!!) di solito si intende quello molto denso, invecchiato anta e anta anni, da usare a gocce parsimoniose visto anche quanto costa. Se vai a casa di un modenese e ti offre il suo aceto, ti sta trattando da re, mi dicevano.
Mi dicevano anche che l'aceto invecchiato pochi anni, due o tre, ancora liquido, ma già molto aromatico, è ottimo da usare come aceto "per tutti i giorni". Per tutti i giorni?!? Non so voi, ma a me pagare venti euri un litro di aceto per tutti i giorni mi sembrava un'assoluta follia. E vabbè, mi dicevo, proviamo, ma quanta sarà la differenza tra quello e quello del super? Voglio dire, un gran numero di prodotti si trovano buoni anche al super, no?
Lo so che a questo punto i modenesi e gli intenditori alla lettura già mi avranno coperta di insulti, posso solo dire che la mia era assoluta ignoranza e promettervi che alla fine del post troverò anch'io la mia Canossa.
Fatto sta che una collega mi propone di andare con lei a prenderlo dal suo fornitore di fiducia, un appassionato che lo fa per sè e per pochi eletti accuratamente selezionati e raccomandati, e io non me lo sono fatto dire due volte, anche perchè dovevo capire se i prezzi sparati per 100 gr di aceto avesssero una giustificazione o fosse solo marketing (c'è chi dice che se una borsa di Valentino costasse poco perderebbe il suo fascino...).
Non so se sapete tutti come si produce l'aceto balsamico tradizionale. Cominciamo dal fatto che occorre essere maestri acetai. E per diventare maestri acetai ci vogliono anni di studio presso una "consorteria", bisogna diventare bravi assaggiatori, saper scegliere le uve per fare i mosti ecc. Chi volesse approfondire può fare una visitina qui.
Per farvela breve, si fa bollire il mosto, si versa in una botte ad acetificare. L'anno dopo l'aceto viene travasato in una botte più piccola e si mette il mosto nuovo. Per cominciare ad avere un aceto denso ci vogliono almeno dodici anni... e altrettante botti!! In realtà sono molte, molte di più, perchè l'aceto un modenese lo prende in considerazione dai 18 anni in poi, e poi le botti devono stagionare qualche annetto, e poi l'aceto prende aromi diversi se stagiona in legni diversi, quindi bisogna avere almeno una batteria di aceto per ogni legno, cedro, ginepro, sambuco, ecc.
Tutto questo spiegato nella soffitta del produttore di fiducia, tra fumi di aceto e assaggi al cucchiaino (non avrei mai pensato che un giorno mi sarei bevuta l'aceto a cucchiaini!!) cercando di indovinare le differenze. La cosa divertente è che le senti davvero!! L'aceto di 12 anni ha il dolce e l'agro ancora separati, in quello di 30 i sapori finalmente legano e diventa un agrodolce armonioso... che berresti veramente a cannella, altro che cucchiaino. Già, perchè arrivata a quel punto mi ero già innamorata di quel sapore così particolare. E poi, dopo aver visto il lavoro che ci vuole, un po' iniziavo a spiegarmi perchè questo benedetto aceto arrivasse a costare cifre così astronomiche.
Dopo aver scelto, con grande difficoltà, tre tipi di aceto diversi, e confezionate le mie modeste bottigline da 50 gr che di più ci voleva un finanziamento, convinciamo il produttore a darcene anche un po' di quello per tutti i giorni, cosa non facile, visto che praticamente si tratta di abbassare notevolmente il livello di una botte già un po' invecchiata e quindi ridurre la quantità del prodotto finale.
A questo punto confesso il mio peccato, e chiedo scusa a tutti i modenesi e intenditori alla lettura. Come ho detto, credevo che la differenza tra un aceto tradizionale giovane e uno del supermercato non fosse poi così tanta, pensavo che era l'invecchiamento a fare il resto. Finchè non ci ho condito un'insalata. E finalmente ne ho scoperto il sapore. Dell'insalata intendo.
Non sto scherzando, mi è bastato il primo boccone per scoprire che mi trovavo di fronte a qualcosa di completamente diverso. E come ho già detto, lo dovevo sapere.
Una delle cose che scopri subito è che l'aceto tradizionale, invecchiato o no, non si aggiunge ai sapori che condisce, ma li trasforma, ne inventa nuovi. Inutile dire ora sono diventata una mangiatrice di insalata di prima categoria, che mia madre non mi riconosce più, visto che piccola l'insalata rimaneva sempre nel piatto. Ma probabilmente l'insalata è solo una scusa per ingurgitare più aceto ;P
Ovviamente, non potevo farmi sfuggire l'occasione e vi posso dire che sì, l'aceto balsamico tradizionale, sulle fragole, ci sta una bellezza!!!
Ora mi tocca aggiungere anche l'aceto balsamico tradizionale alle mie dipendenze, ma non ringrazierò mai abbastanza i modenesi per aver inventato e tramandato questa bontà...

Intermezzo

Su internet ne succedono di cose strane. Capita che poco più di tre anni fa incroci il blog di una gentile signora belga che condivide con il mondo le sue ricette e subito ti innamori del suo modo fresco e spontaneo di raccontare le cose, e ti incanta il suo sguardo un po' "straniero" sulle vicende d'Italia. Dopo un po' decidi di provare una sua ricetta e il pulpo alla gallega ti viene veramente buono!!
Mentre cerchi di capire che cavolo è un blog, ne scopri un altro e anche se l'autrice non la conosci personalmente, vive tra l'Italia e Londra, dove tu hai abitato per un po', per cui senti subito una certa affinità. E via di segnalibro. Poi ne scopri un altro. E un altro ancora. Troppi per leggerli tutti. Troppi per poterti ricordare in che ordine li hai scoperti.
Poi i casi della vita ti portano lontano da internet per un po', traslochi, trasferimenti, vicende varie. Quando torni on-line la tua gentile signora belga è diventata una web-star, e di food blog ne sono nati talmente tanti che ormai diventano la tua principale fonte di ispirazione riguardo alla domanda "che cucino stasera per di non fare la solita, triste, fettina di carne?" E insieme a una ricetta ti regalano una storia, un ricordo, un'esperienza vissuta, un consiglio. Anche se li hai trovati tramite google, ti ritrovi a leggere post su post e commenti su commenti per ritrovare il filo logico di un sogno, di un'emozione.
Ormai sono veramente in tanti, tantissimi, una valanga, cominciata da qualcuno che ha lanciato il primo fiocco di neve, e adesso viene giù tutto il costone. Perchè, come qualcuno più bravo di me ha già evidenziato, pochissimi anni fa i food blog in italiano erano veramente pochi, mentre ora quasi non si contano più. Chissà se qualcuno ha mai stilato una classifica degli argomenti più trattati nei blog. Occhio e croce, dopo l'informatica in tutte le sue accezioni, l'argomento più gettonato è probabilmente il cibo.
Se non altro, adesso puoi condividere la passione per il cucinare e il pasticciare con qualcuno che condivide i tuoi interessi, senza rompere troppo le scatole ai tuoi amici che magari non hanno proprio voglia di sapere per filo e per segno come si fa la pasta madre, ma son più interessati a mangiarne il risultato. E se ti viene il dubbio sul metodo migliore per sbucciare la cipolla, visto che nel vicinato non conosci nessuno (hai cambiato tre città in tre anni, capita) ti rivolgi alla blogosfera sapendo che qualcuno il consiglio giusto te lo darà.
Alla fine, forse inevitabile, ti viene voglia anche a te di raccontare, forse qualche storia ce l'hai anche tu, forse non interessa a nessuno, ma la voglia di provarci è troppo forte. Hai già provato a partecipare a qualche forum, e ammiri chi ha la costanza di seguirli, ma il tuo disordine fisico e mentale è troppo per seguire tutti i "thread", per cui hai abbandonato ben presto. Insomma, alla fine ti ritrovi qui, tra gli altri blog, e il bello è che trovi subito degli amici, chi ha appena cominciato come te e chi è qui da un bel po'. E più si legge e più si ha voglia di leggere, d'altronde l'appetito vien mangiando. Finalmente ariva qualcuno che cerca di raccogliere tutti, come Staximo che pazientemente ci elenca tutti, e come mondocibo che ci tiene sempre aggiornati. Sì, da oggi ci sono anch'io. O almeno ci provo :P

P.S. Tastespotting è tornato, qui, se vi interessa, trovate un'intervista alla nuova curatrice, e finalmente si scopre l'arcano della sparizione del sito, che tanto arcano non era, trattandosi solo di una separazione societaria (anche se la notizia della sparizione era stata data con un comunicato così scarno da acquisire il fascino di un mistero... solo un'abile operazione di marketing?).
Secondo la mia modestissima opinione ha perso parecchio nel non essere più legato a un sito di design, ormai è uno dei tanti siti che parla "solo" di cibo. Manca qualcosa del suo fascino, ma è rimasto comunque un sito divertente su cui distrarsi qualche minuto durante una giornata di lavoro.