mercoledì 24 dicembre 2008

Alla prossima!

Ho provato a far finta di niente, ho provato a dire che avrei da fare, ho provato a dire di essere a dieta (questa proprio non reggerebbe mai!!), ho provato a dire che sarei un po' stanchina, ho provato a dire che non ho voglia di fare la valigia.
Non ce l'ho fatta. I patri lidi mi reclamano, per cui per un po' sarò lontana da connessioni e computer.
Buon Natale e Scoppiettante Anno Nuovo a tutti quelli che passeranno di qua in mia assenza, ci si ribecca l'anno prossimo, con le cronache di menù dissociati, parenti esauriti e altre amenità.
Ciao!

lunedì 15 dicembre 2008

Chi me lo diceva a me...


...che diventavo un'esperta di radicchi!! Be', esperta è una parola grossa, diciamo che, causa forza maggiore (un'invasione di radicchi nel frigo) e grazie al prezioso aiuto delle amiche, bloggers e non, e dei loro preziosi consigli, riusciamo a non mangiare proprio sempre sempre radicchio all'insalata :)
Alla ricerca dell'ennesimo modo di ingannare tutte le papille gustative di casa che proprio non ne potevano più, ho deciso che ci voleva qualcosa di sfizioso. Non so voi, ma cercare di seguire le stagioni in tavola, comporta un po' monotonia degli ingredienti, per cui, purtroppo, mi toccherà passare tanto tanto tempo a ricercare nuove ricette sfiziose... mi sentite taaaaaaaanto dispiaciuta, vero?? :P


CROISSANT SALATI AL RADICCHIO VARIEGATO DI CASTELFRANCO

Qualche foglia di radicchio variegato di castelfranco
Pinoli o noci del brasile (del commercio equo)
Ricotta stagionata
Olio Evo
Sale
Un disco di pasta sfoglia

Per togliere un po' di amaro al radicchio potete usare il preziosissimo consiglio di Viviana: tenere in ammolllo per qualche ora in acqua fredda il radicchio, fare un'incisione a croce nel torsolo e lasciare scolare poggiandolo proprio sul torsolo come base (funziona davvero!! Grazie mille!! Viviana Santa Subito!! :)
Tritare il radicchio con un po' d'olio e le noci (o pinoli) in modo da ottenere un composto non troppo fluido.
Stendere il composto in maniera omogenea sul disco di pasta, lasciando il centro libero. Lo strato di composto di radicchio non deve essere troppo spesso, altrimenti i croissant non si arrotoleranno facilmente, 2-3 millimetri bastano. Spolverare di ricotta grattugiata sui fori larghi della grattugia. Tagliare il disco in 16 spicchi e arrotolarli delicatamente partendo dal bordo esterno. Foderare la piastra del forno con carta forno e adagiare i rotolini lasciandoli un po' distanziati. Infornare (forno preriscaldato) a 180°C per circa 30 minuti, finchè siano ben gonfi e dorati.


E visto che ce l'ho fatta a pubblicarla in tempo, con questa ricetta partecipo alla raccolta "Sfizi in Tavola" di Daniela!!

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Update!! Son venuti così carini che quasi quasi... li porto anche a un buffet!!

domenica 7 dicembre 2008

Quo vadis, baby?


Ce ne voleva, a non farmi rimpiangere la fine della prima serie di Dexter. E invece venerdì sera ho avuto una piacevole sorpresa. Ho amato molto il film omonimo, anche se non sono ancora riuscita a leggere il libro, ma sinceramente non sapevo che ne avessero tratto una miniserie.
Effettivamente, Bologna è la città perfetta per questo noir al contempo romantico e disincantato. Da subito, di questa mia ultima città adottiva, mi è piaciuta l'atmosfera sognante e concreta, come se strane presenze convivessero con piacere con la gente che si affretta lungo i portici. Ora che ci penso, quando sono arrivata a Bologna la prima volta, mi è sembrata subito familiare, conosciuta. E' un po' come l'impressione che si ha quando si va negli USA dopo essere cresciuti a pane&cinema, ovunque ti giri vedi un set cinematografico. Bologna mi era già entrata dentro con tanti fumetti e film. Poi finalmente sono riuscita a conoscerla di persona.
La miniserie "Quo vadis, baby?" è un bel prodotto nostrano, ce ne fossero. Ed è stato divertente riconoscere luoghi da adesso veramente familiari.Nonostante qualche ingenuità nella sceneggiatura (ma si sa, i polizieschi son fatti apposta per far sentire lo spettatore più intelligente del detective...) la recitazione era convincente e la regia curata. Abbastanza per farmi superare l'assefuazione ai ritmi preconfezionati delle fiction americane.
Se il venerdì sera, come me, vi sciogliete su divano tentando di recuperare le forze per le "fatiche" del week-end, dateci un'occhiata, se riuscite a resistere fino alla tarda ora di trasmissione (le 23... O_O) e riuscite a glissare sull'ennesima americanata proposta in prima serata.

mercoledì 3 dicembre 2008

Ma quanti me ne sono persi nella vita?!?


Non so se questa è la scoperta dell'acqua calda o l'uovo di colombo. La mia cucina si potrebbe riassumere in tre parole: sopravvivenza, sperimentazione e nostalgia.
Sopravvivenza, perchè più o meno si mangia ogni giorno e allora, per non mettere a tavola sempre le stesse cose cucinate sempre nello stesso modo, cerco ricette e abbinamenti estrosi. Mi stufo rapidamente, per cui come i bambini, ho bisogno di giochi sempre nuovi. Ma devono essere anche robe semplici, il tempo è quello che è, e ad una cert'ora in casa vorrebbero andare in tavola.
Sperimentazione. Quando ho un po' più di tempo a disposizione, allora si sperimenta. A volte provo una ricetta solo per vedere se funziona, o perchè il procedimento è divertente. Magari alla fine neanche assaggio quello che ho cucinato, come spesso succede per la pastiera. Mi stufo rapidamente, per cui come i bambini, ho bisogno di giochi sempre nuovi...
Nostalgia. Vi sono ricette che ricreano sapori cui sono legata, e che non posso ritrovare se non preparandomele in casa. Le chiacchiere con la ricetta della nonna. La lasagna alla napoletana. I friarielli. La parmigiana di melenzane.
Dato l'approccio ludico-pragmatico alla cucina, i giochi devono valere la proverbiale candela, per cui spesso mi lascio scoraggiare dalla fatica richiesta per alcune preparazioni (sì, sono anche pigra!!!).
In questa ultima lista ho da sempre annoverato i friggitelli, i peperoncini piccoli e sottili da fare fritti e ripassare in padella con il sugo di pomodorini. Li facevo una volta l'anno, se andava bene. Non ho problemi a friggere, ma chiunque abbia avuto a che fare con questi ortaggi sa che sono dispettosi e indisciplinati. Che mentre le melenzane a dadini per la caponata o le zucchine a rondelle per la scapece se ne stanno disciplinatamente nell'olio a fare il loro dovere di friggendi, i frigittelli sempbrano folletti dispettosi, tanto si rigirano, schizzano e ogni tanto scoppiettano allegramente, sputando olio bollente ovunque.
Probabilmente sono io che non sono capace, ma ogni sessione di friggitelli prevedeva tre giorni per ripulire la cucina...
Quindi, quando il mio ormai stra-lodato pusher di vegetali quest'estate mi ha riempito di friggitelli verdi e rossi, bellissimi e profumatissimi, sono stata fortemente tentata di ridarglieli, magari barattandoli per un'altra lattuga. Ma poi l'orgoglio partenopeo ha preso il sopravvento e mi son detta che una volta all'anno posso anche concedermeli. Il risultato della sessione di frittura non è stato diverso dalle altre volte (fortuna che almeno son venuti buoni!).
Confesso la mia ignoranza, ma proprio non sapevo come altro affrontarli questi dispettosi folletti dell'orto, nel senso che non conoscevo altre ricette che richiedessero una gran quantità di friggitelli. Qualcuno lo usavo nelle insalate. Qualcuno nelle minestre e nei sughi. Gli altri li barattavo con la lattuga ;)
Poi un post di Ciboulette mi ha ispirato, e mi son detta che come lei aveva trovato un barbatrucco per palare i peperoni, ci doveva essere un altro modo di addomesticare i folletti, ed eccola lì la soluzione, proprio davanti al naso: perchè non provare a infornarli?


PEPERONCINI FORNARELLI DEL RIMPIANTO

1 kg di peperoncini friggitelli
Olio evo
Sale

Riscaldare il forno a 180°C.
Lavare i peperoncini senza togliere i piccioli, così non si riempono d'acqua. Tagliare via il picciolo, da quelli più grandi levare anche i semi. Oliare leggermente una pirofila in cui i peperoncini possano stare quasi in uno strato solo (tanto cuocendosi si restringono) e oliarli leggermente in superficie. Rigirarli un po' per ditribuire l'olio. Cuocere per circa 30 minuti, rigirandoli ogni tanto, finchè non saranno cotti e ben coloriti. Salare.



Non li abbiamo rigirati nel pomodoro perchè ce li siamo mangiati tutti prima...
Purtroppo questa ricetta l'ho scoperta tardi, e ho subito pensato con rimpianto ai folletti rifiutati durante tutta l'estate ed ora in cassetta è ormai tempo di cavoli... sarà per l'estate prossima!!

martedì 2 dicembre 2008

La scienza in cucina...

...e la cuoca curiosa. Cominciamo con un indovinello: che differenza c'è tra le due foglie di cavolo nero nelle due foto qui sotto?


Mentre ci pensate, potete passare il tempo esplorando le meravigliose proprietà scientifiche del cavolo cappuccio rosso, visto che devo ancora capire bene quali siano quelle culinarie...
Probabilmente sapete già di cosa sto parlando, ma io dovevo assolutamente vedere se era vero. Ho quindi bollito delle foglie di cavolo rosso finchè l'acqua è diventata bella scura. Ho suddiviso poi il liquido in quattro coppettine:


Poi ho versato qualche goccia di limone in una delle coppettine, qualche goccia di aceto in un'altra e una soluzione di bicarbonato in una terza e, magia delle magie:



Urca ma allora è vero! Perdonate l'entusiasmo, nessuna magia, il cavolo rosso contiene delle sostanze indicatrici di ph, come le cartine di tornasole. Al contatto con sostanze acide (limone, aceto, me in certi giorni...) diventano rosse, mentre con le sostanze basiche diventano verdi (coppetta in alto a sinistra, purtroppo non si è colorata bene come le altre...). Peccato che il liquido ottenuto puzzi così tanto di cavolo, altrimenti si potrebbe usare come colorante naturale :P
Per questo e altri esperimenti divertenti vi consiglio il sito Fun Science, che ho scoperto l'altro giorno navigando in cerca di ricette con il cavolo rosso e in attesa che fosse pronta la foglia di cavolo nero di cui all'indovinello... vabbè, ecco la soluzione:


Una delle due foglie fa SCRUNCH!!
E' da qualche tempo che sui foodblogs di lingua inglese spopola la ricetta dei "Kale Chips", un must degli stuzzichini salutisti, che si potrebbe tradurre come "Salatini di Cavolo", se non fosse per il solito problema di che cavolo di cavolo è il Kale!! Wiki me lo traduce come "Cavolo verde" di cui non ho mai sentito parlare, ma intanto mi era proprio venuta la curiosità di provare a farli, questi salatini così curiosi. Guardando un po' le foto e andando un po' a senso, ho eseguito la ricetta con il cavolo nero... incredibile, fanno davvero SCRUNCH!


SALATINI DI CAVOLO NERO

Foglie di cavolo nero
Sale

Accendete il forno a 180°C. Scegliete le foglie di cavolo più corpose, lavatele ed asciugatele bene. L'asciugatura è fondamentale, altrimenti poi non diventano croccanti. Tagliatele a pezzi il più possibile uniformi, lasciando intere le foglie più piccole. Rivestite la piastra del forno con carta forno (o con il praticissimo foglio di silicone!!) e stendete le foglie in un solo strato. Salate e infornate. Lasciate cuocere 7 minuti, facendo attenzione che non brucino. Voltate le foglie e tornate ad infornare per almeno 3 minuti.

Qualche nota: i tempi di cottura dipendono molto dal forno e dal grado di cottura desiderato, ad esempio io non sempre le volto ma le lascio dentro una decina di minuti in tutto. Il cavolo nero ha una costola abbastanza dura che rimane piuttosto al dente, a me piace, ma se non è gradita si può eliminare prima di cuocere le foglie. Dicono di lasciarle raffreddare. E' vero, credo siano buone anche fredde, ma da me spariscono appena uscite dal forno!!

Metti una sera d'autunno...


Metti una sera d'autunno. Metti che hai ricevuto da un mai troppo benedetto amico un sacchettone di castagne da lui stesso raccolte. Metti che le hai fatte arrostite. Metti che ne hai mangiate fino a scoppiare, scottandoti le mani mentre cerchi sbucciarle per mangiarle ancora calde. Metti che nessuno in casa riesce a mandarne giù un altra, pena l'esplosione immediata dello stomaco. Metti che ti avanzano quella decina di castagne arrostite che ormai son diventate fredde e dure come il marmo. Metti che le sbucci e le metti da parte in dispensa, combattendo con chi vuole buttarle via perchè ormai, così come sono, sono immangiabili. Metti che ti ricordi di aver letto una ricetta che fa proprio al caso tuo. Metti che la ritrovi, ringraziando gli dei telematici o chi per essi ha inventato i foodblog. Metti che accetti anche il consiglio della pancetta arrostita. Metti che fai un pranzo da re probabilmente irripetibile. Viva l'autunno, gli amici e i foodblog.


RISOTTO ALLE CASTAGNE FOSSILI, SCAMORZA E PANCETTA

Ingredienti per 2 porzioni

120 g di riso
10-15 caldarroste
50 g di scamorza affumicata
Qualche fetta di pancetta tagliata a listarelle
brodo vegetale
scalogno
olio evo
burro
sale
rosmarino
vino bianco

Far bollire qualche minuto le castagne nel brodo per ammorbidirle un po'.
Affettare sottilmente lo scalogno e farlo appassire in una padella con poco olio evo e un rametto di rosmarino, aggiungere il riso e farlo tostare (ovvero ripassatelo nell'olio per qualche minuto), quindi bagnare con mezzo bicchiere di vino bianco e lasciare sfumare.
Cominciare a bagnare con il brodo (avendo cura di pescare le castagne) di tanto in tanto fino a portare il riso a cottura. Nel frattempo, far dorare la pancetta in un padellino antiaderente.
Raggiunta la cottura versare nel riso la scamorza tagliata a tocchetti un'abbondante grattuggiata di parmigiano ed un tocchetto di burro e mantecare. Servire decorando con la pancetta.